C’è un punto di vista, nella discussione sull’utilizzo dei militari per funzioni di ordine pubblico che non viene mai preso in considerazione. Quello dei militari.
Sì perchè nessuno riflette sul fatto che questo Paese ha da qualche anno trasformato il proprio esercito di leva in un esercito professionale più ristretto ma motivato e qualificato. E’ un esecito che nonostante sia più piccolo ha costi (non assoluti ma relativi) più alti, più efficenza e spende (non abbastanza) nel formare professionisti e li impiega in teatri internazionali.
Dunque lo Stato italiano spende ogni anno decine di milioni per avere uno strumento militare che corrisponda agli impegni internazionali del nostro Paese e poi utilizza i suoi professionisti come guardie giurate.
Non è un caso se in molti eserciti occidentali i compiti di sorveglianza delle stesse installazioni militari siano affidate proprio a guardie giurate. Persino l’edificio del Pentagono ha ormai agenti privati ai propri ingressi.
Invece da noi si fa il contrario e lo si fa in uno Stato che ha due forze di polizia, una forza armata destinata a questo e innumerevoli corpi di polizia locali o specialistici. Mentre il nostro esercito, come dice lo stesso Ministero della Difesa, appare sottodimensionato per asservire ai compiti che la politica internazionale gli impone.
Tutto questo peraltro in operazioni prettamente simboliche. Dispiace che, come sempre accade, ogni volta che in questa nazione si parla di forze armate lo si faccia o coi pregiudizi dell’appartenenza politica o con la retorica del soldato di pace e dispiace di più che anche chi mise la propria firma a quella legge che trasformò le nostre armate in forze professionistiche plauda oggi a un provvedimento che è proprio il contrario dello spirito di quella legge.