Dal Nuovo Corriere di Firenze del 9 dicembre 2010
E’ stata depositata pochi giorni fa la sentenza con la quale il tribunale di Firenze ha assolto gli allora sindaci di Firenze, Sesto, Campi, Signa, Calenzano e Scandicci, i loro assessori all’ambiente e l’ex presidente della Regione Claudio Martini e il suo assessore all’ambiente Marino Artusa.
Il processo è quello passato alle cronache come quello al PM10 in cui gli amministratori erano imputati di non aver messo in campo le azioni necessarie a combattere contro l’inquinamento dell’area fiorentina. Siccome però era un processo penale agli imputati non veniva contestato di non aver adempiuto alla normativa nazionale ed europea in materia ma di aver cagionato, col loro governare, danni alla salute dei cittadini. Un accusa grave dunque.
Ora leggere le sentenze non è mai semplice ma è sempre molto istruttivo. Di solito ci si trova di fronte ai dubbi che ai giudici si sono presentati durante l’inchiesta e, soprattutto, durante il dibattimento. Affiorano perplessità e la responsabilità di decidere della vita di altri uomini. Di solito. Questa volta invece siamo di fronte, almeno a parere di chi scrive, ad una sentenza senza alcun dubbio. Gli imputati sono innocenti e senza tanti fronzoli e tutte le argomentazioni dell’accusa sono analizzate e demolite punto per punto.
Ci si potrebbe fermare alle prime pagine della stessa per capirlo. Quando il giudice estensore descrive le varie perizie resesi necessarie per stabilire se la tesi dell’accusa avesse spessore scientifico ovvero se fosse quella della difesa ad averlo, giungendo alla “presa d’atto della insanabile divergenza delle tesi e conclusioni sull’argomento, in un ambito peraltro di pari dignità scientifica” che di conseguenza, da sola, avrebbe reso gli imputati assolti.
Insomma, aggiungo io, se invece di un processo si fosse fatto un dibattito scientifico ci saremmo potuti accorgere che nessuno ha la bacchetta magica contro l’inquinamento e che questo ha poco a che fare con l’azione penale.
Ma in sintesi la tesi del giudice è che se si guarda a come sono migliorate le condizioni igienico sanitarie dei territori europei in così breve tempo dalla peste manzoniana, anche grazie alla motorizzazione di massa, “le disquisizioni sulla presenza oggi nell’aria del PM10 […] e della sua relativa nocività perdono ogni connotazione drammatica, ed evidenziano come solo popolazioni evolute […] possono porsi in maniera così coinvolgente problemi come quello di cui si occupa il presente processo”
Insomma mi rassicura che non sono stato il solo a pensare a questo processo come un azione a dir poco discutibile, che è durata diversi anni, che è costata tempo e denaro a tutti noi, che ha distolto uomini e risorse ad una giustizia penale che, probabilmente, aveva altre priorità.
Il tutto senza che nessuno possa, vista la mancanza una vera legge sulla responsabilità civile dei magistrati, chiedere conto di questo processo, senza poi che la carriera dei magistrati abbia la benché minima traccia del tempo perso.
Nel frattempo una classe politica è stata descritta, per diversi anni, come pericolosa per i cittadini, è stata inquisita, processata e infine giudicata. Innocente.