Dal Nuovo Corriere di Firenze del 3 settembre 2010 p.1
Quando gli allora DS furono i principali artefici della modifica alla legge elettorale regionale, aumentando il numero dei consiglieri e togliendo le preferenze, le motivazioni che furono allora addotte erano che la prima modifica serviva a garantire la piena rappresentanza di tutti i territori regionali e la seconda che evitava i rischi e i costi che le campagne elettorali con preferenze comportano. A quella legge si opposero in pochi all’interno di quel partito; in molti si opposero sulla base dell’assioma preferenze = libertà, quasi solo il sottoscritto, allora segretario cittadino dei DS di Firenze, votò contro quella legge (sia in direzione provinciale che regionale del partito) sulla base di un altro ragionamento. Contravvenendo a quanto affermava Frank Zappa (nella lotta fra te e il mondo stai dalla parte del mondo) ero convinto, e lo sono tuttora, che le due esigenze da cui si partiva potessero essere entrambe risolte senza arrivare al “cignalum” attuale. Come? Inserendo i collegi elettorali. Piena rappresentanza elettorale e assenza di preferenze in un colpo solo. Mi si risponderà che, visti i risultati elettorali “storici” in toscana questo sistema avrebbe penalizzato oltremodo le opposizioni di centrodestra. Si potrebbe riobbiettare che questa è la politica bellezza e da convinto assertore del maggioritario sarei quasi tentato di farlo, tuttavia si sarebbe potuto pensare a un sistema di collegi elettorali con un meccanismo di assegnazione dei seggi proporzionale. Insomma il fantomatico modello tedesco. Sì proprio quello rilanciato da D’Alema in questi giorni per il parlamento nazionale.
Allora mi trovai pressoché solo nel fare questa proposta, e non credo che le cose sia cambiate a mio favore nel frattempo. Tuttavia, mentre si ricomincia a parlare di riforma elettorale credo sia giusto testimoniare che un’altra legge elettorale era possibile e lo potrebbe essere tuttora.