Firenze è la mia casa. Vieni a prendere una bibita in giardino.

aperitivo-sms-rifredi-tumbLunedì prossimo 25 maggio alle 21 ai giardini della SMS di Rifredi (via Vittorio Emanuele 303) incontro un po’ di amici e ci prendiamo una bibita per parlare della nostra casa. Firenze.

E’ un occasione per discutere delle mie idee su Firenze. Lo faremo, spero, in modo divertente grazie a Andrea Bruno Savelli e Andrea Muzzi e i loro filmati realizzati apposta per l’occasione.

La parte “seria” della serata toccherà, oltre al sottoscritto anche a Lapo Pistelli col quale parleremo di un’altra casa che ci sta a cuore. Il PD

 Spero di trovarvi in tanti. A lunedì!

Firenze è la mia casa.

Firenze è la mia casa

Lo slogan che ho scelto per la mia campagna è “Firenze è la mia casa”. Penso dia il senso di quello che provo per la mia città e la cura con cui ci si dovrebbe occupare della cosa pubblica. Come fosse casa nostra appunto.

In questi anni troppo spesso come cittadini, prima che come amministratori, non abbiamo avuto questa sensazione. Oggi si chiude un ciclo e se ne apre un altro e ci sono le premesse perchè questa cura possa essere la cifra comune del prossimo governo della città.

La casa poi è uno dei temi in cui più mi sono speso in questi cinque anni e sul quale vorrei poter continuare a lavorare se sarò eletto, credo che sia un tema essenziale per la vita della città e un problema sul quale serva innovazione ma anche competenze ed esperienza.

Nei prossimi giorni sempre su questo blog proverò a declinare, stanza per stanza, come mi piacerebbe che fosse casa nostra. Firenze.

Bilancio di mandato. (Sperando di continuare nel prossimo…)

palazzo_vecchio

Da sabato sono ufficialmente candidato nella lista del PD per il Consiglio Comunale di Firenze. Ci riprovo dopo 5 anni di consiliatura.

Mi pareva giusto, per iniziare dare conto, in breve,  di quanto ho fatto in questi anni grazie alla fiducia dei cittadini:

Ho presentato 6 interrogazioni, tra queste alcune sui temi della festa della Liberazione, sulla permanenza del ispettorato dell’Esercito e dei relativi posti di lavoro, sull’uso del software libero nella pubblica amministrazione e sullo stato dell’Ataf

Tre le mozioni una solidarietà all’assessore Cioni dopo le minacce da lui ricevute, una sulla revisione delle tariffe per le famiglie numerose e una sulla giornata del ricordo degli esuli giuliano dalmati.

Gli ordini del giorno che mi hanno visto firmatario sono stati invece 16, tra i temi trattati la cittadinanza a Beppino Englaro,  la predisposizione di un piano organico per la sicurezza in città, sull’efficacia del Regolamento di Polizia Municipale,  l’uso di software libero, la sicurezza sui luoghi di lavoro, il bando per nuove licenze taxi, la riorganizzazione di piazza delle Cure.

Ho presentato 6 risoluzioni di carattere politico generale, per chiedere l’approvazione di una Direttiva europea contro le discriminazioni, contro la repressione del popolo tibetano da parte della Cina, e contro l’equiparazione dei comabattenti repubblichini ai partigiani.

In aula ho preso la parola 94 volte su un’infinità di temi. Qui trovate gli argomenti e i filmati degli interventi.

Infine ho lavorato sino al 2006 in commissione sviluppo economico e controllo delle partecipate, poi dal 2006 sono subentrato a Manuele Auzzi in commissione urbanistica, dove ho svolto le funzioni di capofila per i DS prima e per il PD poi e in commissione ambiente e mobilità.

Penso di aver  fatto la mia parte e di non aver scaldato la seggiola, come si suol dire. Mi piacerebbe che questa esperienza potesse essere messa al servizio anche della nuova amministrazione, per questo mi ripresento al giudizio degli elettori.

Firenze è la mia casa. Vorrei continuare a prendermene cura.

“Tramvia, maggioranza compatta su programma: strumentalizzazioni da destra”

Di seguito la sintesi del mio intervento lunedì scorso in consiglio comunale sul tema della tramvia.

“Non esistono divisioni nella maggioranza in relazione alla tramvia, come cerca di far intendere il consigliere Donzelli, quando esterna la sua preoccupazione per le presunte contraddizioni del centro-sinistra. Una preoccupazione che suona come l’ennesima strumentalizzazione dal sapore pre-elettorale, considerato che Matteo Renzi, candidato della coalizione di Centro-sinistra alle prossime amministrative, ha sottoscritto un programma che prevede la realizzazione della tramvia e che, lui stesso, non ha mai detto di no a questa opera.

Al collega del Pdl, consiglierei piuttosto di preoccuparsi della coerenza del proprio schieramento perché, con un parallelo per assurdo, considerato che non si verificherà mai, nel caso il candidato Galli dovesse diventare il prossimo sindaco di Firenze, non avrebbe altra possibilità che proseguire sulla linea tracciata dal Centro-sinistra, tramvia compresa: l’unica in grado di garantire lo sviluppo infrastrutturale di Firenze”.


“Sostegno al Maggio, sacrificio necessario amministrazione per far fronte a tagli governo”

Di seguito la sintesi del mio intervento lunedì scorso in consiglio comunale sui temi del Maggio Musicale Fiorentino.

“Il taglio dei finanziamenti al Fondo unico per lo spettacolo dimostrano, al di là di ogni possibile dubbio, come il modello di governo del centro-destra consideri la parola di un ministro come carta straccia. Un cambio di maggioranza è sufficiente per ignorare il principio democratico della continuità amministrativa  e con la decisione, comunicata tardivamente e dopo tante promesse non rispettate, di tagliare 11 milioni di euro si è messo in ginocchio il Maggio Musicale Fiorentino, quando si è ben coscienti che la programmazione dei teatri deve essere fatta con 2 o 3 anni di anticipo se si vuole puntare all’eccellenza”.
Michele Morrocchi, consigliere del PD in Palazzo Vecchio, è intervenuto nel dibattito consiliare per sostenere la decisione dell’amministrazione di trasferire alla Fondazione Maggio Musicale Fiorentino il Teatro Goldoni e la sala prove delle Cascine.

“Affermare, con tono di accusa, come fa la destra, che la prima voce di spesa del Maggio è quella relativa al personale, suona come una chiara banalità, a meno che non si vogliano far suonare i muri e far cantare le porte. Dietro la loro opposizione c’è solo la volontà di non investire su questa eccellenza e di considerare la cultura come un inutile accessorio. La maggioranza che governa Palazzo Vecchio, invece, ha una sensibilità diversa per la cultura, come dimostra il sacrificio del Goldoni e della Sala prove delle Cascine per sostenere l’attività del Maggio. Un’attività caratterizzata dalla qualità, nonostante i tagli, e dalla volontà di ricercare nuovo pubblico e nuove offerte culturali e lirico-sinfoniche”


Il caso eluana e lo scontro istituzionale

Tutto è iniziato con la richiesta di una “battuta”. Mentre esplodeva il “caso Eluana”, accompagnato da un conflitto istituzionale di gravità inaudita, venerdì pomeriggio la redazione fiorentina del quotidiano La Repubblica ha chiesto ai candidati alle primarie una “battuta”. Abbiamo ritenuto che una vicenda così grave e dolorosa non si potesse liquidare con una “battuta” che può essere facilmente oggetto di strumentalizzazioni, purtroppo assai frequenti su questi temi. Non è “silenzio”, ma legittima richiesta di trattare la questione con il dovuto rispetto per le famiglie che vivono un dramma profondo come quello di Peppino Englaro. Ed è sensato, ma troppo semplice e sbrigativo togliersi il dente dicendo “sono contro Berlusconi, sono con Napolitano”.

Lapo Pistelli ha preferito dire ciò che pensa con un ragionamento più articolato, pubblicato sul blog www.lapopistelli.it, che è stato (solo in parte) riportato dai giornali e (in maniera, appunto, strumentale) dallo stesso caporedattore di Repubblica-Firenze.

Non riteniamo che ci sia bisogno di sottolineare di nuovo quello che pensa Lapo Pistelli sul caso Eluana: basta rileggere il suo intervento che riportiamo qui di seguito. E questa mattina, al confronto dei candidati con l’Arci al circolo “25 Aprile”, Lapo lo ha ripetuto con chiarezza. Altro che silenzio…

Non ci sarebbe nemmeno bisogno di chiarire la posizione di Lapo Pistelli sul conflitto istituzionale che si è generato, ma lo facciamo per sgomberare ulteriormente il campo da equivoci, dato che il caporedattore di Repubblica-Firenze insinua su una mancata presa di posizione sulla “sfida” di Berlusconi a Napolitano. Noi siamo dalla parte del Presidente della Repubblica, della Costituzione e del rispetto delle istituzioni. Lo scrive Lapo (vedi sotto) quando si riferisce alla dolorosa vicenda di Peppino Englaro, “che ha scelto di ottenere un pronunciamento certo delle istituzioni invece che ricorrere a scelte di fatto” e quando denuncia la “vergognosa speculazione” e lo “scontro ideologico”. Se non si fosse capito, il riferimento è diretto al tentativo di Berlusconi di deviare il corso della vicenda prima con un decreto legge, poi con dichiarazioni che fanno venire i brividi e infine con una procedura d’urgenza per il disegno di legge. Stamattina, in pubblico, Lapo Pistelli ha detto con forza che “a Silvio Berlusconi di Eluana non gliene importa un bel niente e, se voleva, aveva otto mesi di tempo per affrontare la questione in Parlamento”. In Parlamento c’è, da tempo, la proposta di legge di Ignazio Marino sul testamento biologico, che alla Camera ha Lapo Pistelli come secondo firmatario. Azioni concrete, altro che “battute”.

E’ molto grave che un giornale utilizzi i temi della vita e della morte, il dolore profondo di chi vive quotidianamente accanto a una persona cara che si sta spegnendo, il grave conflitto istituzionale che mette a rischio la democrazia, per fomentare scontri di cortile o per gettare discredito su un candidato.

Giovanni Carta, portavoce di Lapo Pistelli

Michele Morrocchi, coordinatore della campagna elettorale di Lapo Pistelli alle primarie di coalizione per il Sindaco di Firenze

Lapo Pistelli
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No alle speculazioni sul dolore

Sono il secondo firmatario alla Camera della proposta di legge, presentata al Senato da Ignazio Marino, sul testamento biologico. Giusto per fare chiarezza. Gli atti depositati in Parlamento valgono più di ogni battuta virgolettata.

I temi legati all’inizio e alla fine della vita stanno diventando sempre più importanti nell’agenda della politica e interrogano seriamente ciascuno di noi. In queste ultime settimane hanno avuto grande rilevanza mediatica il caso di Eluana Englaro ma soprattutto la dolorosa vicenda di suo padre, che ha scelto di ottenere un pronunciamento certo delle istituzioni invece che ricorrere a scelte di fatto.

Fin dall’inizio di questa vicenda ho pensato che in circostanze del genere la responsabilità spetta ai familiari, a chi spende la propria giornata anno dopo anno con chi lotta tra la vita e la morte, a chi conosce la vera differenza tra l’immagine sorridente e allegra di una foto che giornali e tv ripropongono e l’assenza di vita reale che solo le persone care vedono e toccano tutti i giorni. Ho avuto l’occasione di visitare una persona che da 4 anni era in stato vegetativo e ho capito cosa significa – in assenza di una legge sul testamento biologico che disciplini la fase finale della vita – che tutto ricade sui familiari, spesso lasciati soli in un’angoscia minuto per minuto oppure, come in questo caso,  proiettati in un turbine di riflettori e di parole, ma non per questo meno soli. In assenza del testamento biologico, vi sono situazioni in cui il malato non può decidere autonomamente. Spetta alle persone care, assistite da personale specializzato, assumere consapevolmente la decisione. Ci sono familiari che desiderano accompagnare il malato in ogni momento possibile e per tutto il tempo che la natura concede, e ci sono familiari che invece possono decidere che oltre una certa soglia quella vita apparente non è in realtà più vita. Sottolineo, in assenza di testamento biologico.

Ho trovato vergognosa la speculazione che ha accompagnato la vicenda di Eluana negli ultimi giorni, sia nella morbosità mediatica sia nell’utilizzo strumentale che alcune parti politiche hanno fatto. Il susseguirsi delle notizie di ieri ne hanno rappresentato l’apice: il decreto legge, il rifiuto della firma da parte del Presidente Napolitano, il tentativo di trovare una corsia accelerata con il ddl sul Senato, alcune dichiarazioni che fanno rabbrividire e che non mostrano alcun rispetto per Eluana e per la sua famiglia ma ne fanno occasione di scontro ideologico.

Ho discusso spesso di queste cose in tutti questi mesi con gli amici che me lo hanno chiesto. Ho deciso di non rispondere ieri a richieste di brevi battute da virgolettare, perché non ritengo che un tema del genere, che investe la coscienza di ogni individuo, sia un argomento per creare contrapposizioni fittizie o titoli ad effetto.

Siamo alle battute finali di una lunga, intensa e bellissima campagna elettorale e mi spiace profondamente di aver avuto l’ennesima conferma che per alcuni mezzi di informazione i candidati possono svolgere solo due funzioni: o quella del pitbull da combattimento da mettere in scontro con qualcun altro per generare rissa e titolo o quella della scimmietta da circo che ha diritto di parola soltanto se canta sullo spartito che altri gli preparano. Quando poi risulta così difficile elevare al rango di notizie, seppur brevi, eventi che coinvolgono tante persone su temi che hanno ricaduta sulla vita quotidiana dei cittadini (giusto ieri, per fare un esempio, un affollato dibattito con Guido Sacconi, Giampiero Maracchi e Maria Tinacci sulle città e l’ambiente).

Ho cercato il dialogo e il confronto diretto con migliaia di fiorentini incontrandoli personalmente proprio perché sentivo che le loro domande erano diverse, volevano parlare dei temi della città, lamentandosi di come su certi mezzi di informazione i temi amministrativi non trovano spazio, coperti dalla ricerca ossessiva dei motivi di scontro anziché delle idee costruttive, del gossip e della battuta a effetto anziché della qualità del dibattito.

Vedo che la città ha risposto bene, interagendo con chi ha cercato di mettersi a servizio di questa discussione sul futuro di Firenze. Tanti cittadini si sono sentiti coinvolti e si sono a loro volta proposti come strumenti di un coinvolgimento più largo. Invito quindi tutti a continuare in questa ultima settimana a mantenere questo contatto sereno e aperto con le persone.

Nei prossimi giorni concludiamo il giro delle assemblee di quartiere, che stanno andando benissimo. Lunedì 9 febbraio alle 21 ci incontriamo con i cittadini del Quartiere 5 al Circolo ricreativo di Brozzi in via di Brozzi 312. Martedì 10 febbraio alle 21 con i cittadini del Quartiere 2 al Circolo ricreativo di S. Andrea a Rovezzano in via S.Andrea a Rovezzano 70.

Spero di vedere molti di voi nei prossimi giorni. Intanto vi auguro un buon fine settimana, l’ultimo prima del rush finale: domenica prossima è il 15 febbraio, il giorno delle primarie. Concentriamo le energie, il passaparola, l’entusiasmo e la determinazione per vivere al meglio questa grande occasione per Firenze.

Un caro saluto

Lapo Pistelli

Insieme per il PD, per Pistelli e per Firenze

Abbiamo affrontato un congresso non facile come Democratici di Sinistra. Alcuni di noi decisero di difendere coerentemente quell’identità e proprio qui a Firenze si consumò una scissione. Noi, insieme alla maggioranza del Partito, scegliemmo invece di dar vita a una nuova forza politica, il Partito Democratico, che partisse dalle migliori tradizioni del riformismo italiano ma riuscisse a superarle e dar vita a un soggetto maggioritario e che guardasse al futuro. In sintesi il primo partito italiano del XXI secolo non l’ultimo del XX.

Da quel congresso il PD ha timidamente iniziato a camminare. Ha subito una sconfitta elettorale che lo ha colpito duramente e che ne ha rallentato la spinta.

Tuttavia quel partito ha trovato il favore di un terzo degli elettori italiani e qui a Firenze di quasi un fiorentino su due. Numeri inimmaginabili per tutti noi, numeri che nemmeno i grandi partiti chiesa, DC e PCI, avevano avuto in città.

Ancor di più, il PD ha rappresentato per tanti un’idea vincente, un progetto giusto, una speranza per il futuro. Un’idea che si accompagna a un metodo, quello dell’apertura, del confronto, della partecipazione. Dunque anche nelle primarie.

In questo senso abbiamo sempre inteso la competizione che il prossimo 15 febbraio indicherà il candidato sindaco del centrosinistra fiorentino. Dunque il rafforzamento del PD, il suo radicamento territoriale e la sua costruzione identitaria sono una parte della posta in gioco. Ma non l’unica e probabilmente nemmeno la principale.

Peraltro crediamo che la forza della nostra tradizione stia proprio nella capacità di non stare all’interno di un unico recinto, di un’unica candidatura.

Quello che dobbiamo scegliere è il candidato che riteniamo migliore come sindaco di Firenze. Non come segretario metropolitano del PD. Dunque chi saprà interpretare al meglio il programma del PD, saprà arricchirlo di altre idee e dare il senso del futuro della città.

Come è noto abbiamo da tempo ritenuto che la persona in grado di rappresentare al meglio questa figura sia Lapo Pistelli. Oggi non solo confermiamo questa scelta ma la riteniamo quella in grado di preservare e far sviluppare la tradizione da cui proveniamo cioè quella dei Democratici di Sinistra.

Diciamo quindi con forza che il progetto del PD, del superamento delle nostre culture, è ancora IL progetto da perseguire e che nel sostegno alla candidatura di Pistelli si trova la migliore rappresentazione di tante storie, personali e collettive, che sono la forza del PD. Cattolici democratici, ex comunisti, socialisti, laici e tanti che non hanno un’appartenenza partitica nei vecchi schemi e recinti.

Noi abbiamo scommesso sul PD e sul futuro di Firenze. Non abbiamo cambiato idea.

Michele Morrocchi, Alberto Formigli, Maurizio Folli, Massimo Gramigni, Fabrizio Ronchi, Giuliano Gasparotti, Enrico Conti, Attila Tanzi, Chiara Rapallini, Leonardo Brunetti, Jacopo Ghelli, Massimo Morrocchi, Titta Meucci, Lucia Matteuzzi, Sonia Innocenti, Andrea Bruschi, Luciano Pecci, Luciano Ridolfi, Cristina Giani, Gianni Biagi, Beppe Barbugli, Mauro Dondoli, Sara Lai, Cristina Bevilacqua, Marco Colangelo,Roberto Bertoli, Ferdinando Porciani, Serena Beccaluva, Maurizio Barabesi,

PER ADERIRE mi.morrocchi@gmail.com OPPURE COMMENTANDO QUESTO POST

Il compagno Morrocchi si interroga…

Mi interrogo da un paio di giorni su questa possibile candidatura di Michele Ventura a quinto candidato alle primarie del centrosinistra fiorentino.

Conosco Michele da una vita (la mia), ne ho sempre apprezzato la lucidità e la capacità politica. L’arguzia e la capacità di ragionamento e di semplificazione di temi anche complessi.

Ammetto che ultimamente le nostre scelte sono state divergenti proprio in rapporto alle primarie e che dunque una frequentazione, una volta assidua, si è interrotta.

E dunque mi rimangono una serie di domande che non avranno probabilmente risposta ma che giro a tutti.

Se c’è bisogno di semplificare il quadro e di portare a sintesi il quadro del PD fiorentino e il numero dei candidati ha senso, una volta che Daniela Lastri ha annunciato ovviamente di continuare la sua corsa, aumentarne il numero?

Se anche Daniela si fosse ritirata saremmo davvero stati di fronte ad una semplificazione? (in numero no visto che quattro sarebbero comunque rimasti)

Se non di una semplificazione per numero almeno una semplificazione per provenienze sarebbe stata utile? Io penso di no. Penso che l’idea di un richiamo ad una identità diessina sia sbagliato, fuori tempo massimo e che cada sostanzialmente nel vuoto.

Sbagliato perchè contrario all’idea del PD, alla mozione che insieme a Michele ho sostenuto all’ultimo congresso dei DS; fuori tempo perchè la legittima difesa dell’esperienza dei DS si è consumata appunto nell’ultimo congresso e ha portato anche ad una scissione; cade nel vuoto perchè non vedo nel pd fiorentino e nei suoi dirigenti, anche nella maggioranza di quelli provenienti dai ds, una così forte voglia di tornare indietro e di ribadire un’identità che abbiamo coscientemente e convintamente chiuso per costruirne una nuova.

Infine l’ultima domanda ma per me la decisiva. Stiamo scelgiendo il sindaco o il segretario metropolitano del PD? Perchè se scegliamo il segretario del PD, Michele Ventura, e le motivazioni che lo spingono sono anche le mie. Rafforzare il partito, portarlo a sintesi e unità, ridargli azione politica sono bisogni che tutti gli iscritti penso avvertano a Firenze come nel resto d’Italia. Il punto però è che qui si tratta di scegliere il sindaco, cioè qualcuno che è in grado di interpretare un idea di città e un programma di governo. Di unire una città e non solo un partito.

E alla fine si alzò il sipario…

Ieri Matteo Renzi ha iniziato la propria campagna per le primarie. Lo fa con un taglio molto poco di partito e con un orientamento molto orientato all’elettorato extra-pd. Cosa peraltro che lui rivendica con sincerità.

Si può discutere se siano le primarie piuttosto che le elezioni amministrative il luogo in cui conquistare i voti alla destra.

Ogni manuale di scienza politica dice chiaramente di no. Che alle primarie devono votare gli elettori dello schieramento e che l’allargamento degli elettori agli altri schieramenti viene considerato macchinazione.

Ma i manuali sono molto diversi dalla realtà. Dunque pur pensandola come i manuali ritengo l’argomento degno di discussione.

Tuttavia la cosa diventa un po’ più grave, almeno dal mio punto di vista, quando oltre che tentare di “rubare” elettori alla destra si rubano gli slogan e i riferimenti culturali.

A me Prima Firenze sa un po’ troppo Country first di Mc Cain e soprattutto penso che il monologo di Al Pacino in Ogni maledetta domenica (Any given Sunday), faccia un po’ troppo motivatore di publitalia ’80.

Ora non chiedo la proiezione della corazzata Potemkin o Ivan il terribile o la Congiura dei Boiardi in versione originale coi sottotitoli in nord coreano ma insomma si possono trovare riferimenti un po’ più di centro sinistra oltre a qualche citazione di Gramsci fuori contesto?

Se vogliam fare gli americani.

Un mio vecchio amico usava spesso l’espressione “fare i tedeschi con la mentalità dei sudamericani”.

Mi è tornata in mente pensando alle primarie per il Sindaco di Firenze che come Pd ci apprestiamo a fare. Spero di sbagliarmi ma vedo una voglia matta di ripetere nella forma quello che avviene aldilà dell’oceano senza però introiettarne i contenuti, il rispetto e le modalità (se volete i riti) politici di quel modello.

Vedo slogan copiati (al candidato sbagliato però), convention, staff elettorali, gadget, immagino che arriveremo anche ai cartoncini coi nomi e qualche emittente televisiva organizzerà senz’altro un bel faccia a faccia.

Sia chiaro a me tutto questo piace. Tentavo, quando facevo quel mestiere, di organizzare campagne all’americana già nel 2001, figurarsi se non ci sguazzo in tutto questo.

Penso però che servirebbe anche imparare le regole del confronto, il senso delle riunioni che precedono gli interventi alle convention dei partiti, tutta l’arte della politica che permette ai candidati di lavorare per colui che vince, stringendo accordi assegnando incarichi (sì la politica è anche questo).

In sintesi ridando centralità alla politica aldilà dei metodi. E’ forse l’ora di credere nelle scelte che abbiamo compiuto. Non è più il tempo di gattopardismi in cui si cambia il metodo per mantenere la sostanza dei nostri rituali. Abbiamo scelto un metodo competitivo, dobbiamo attrezzarci a questo; regolare e riportare la competizione nell’alveo del confronto civile e serio. Servono contenuti oltre alle regole, non servono a mio avviso i proclami all’unità, vuote richieste di riduzione dei candidati.

Serve governare la complessità, trarne vantaggio e non averne paura. Servono dei dirigenti che sappiano far questo e che abbiano l’umiltà e la sapienza di non cercare la ribalta.