Dal Nuovo Corriere di Firenze del 23 febbraio 2012.
Nella quasi totale indifferenza dell’occidente e del nostro Paese in particolare (con la lodevole eccezione de il Foglio) nel vicino oriente si sta per scatenare una guerra dagli sviluppi imprevedibili e sicuramente non piacevoli. Certo la crisi, la Grecia da salvare, persino la biancheria intima di Belen appaiono argomenti più pressanti del conflitto che potrebbe vedere coinvolto Israele e Iran e veder scivolare nello stesso la Siria e a catena, l’intero medio oriente.
Ormai appare chiaro infatti che Israele ritiene l’opzione militare per bloccare il programma nucleare iraniano ogni giorno che passa come l’unica strada di fronte, per l’appunto, a un occidente troppo impegnato in altre faccende ed in particolare agli Stati Uniti impegnati nella campagna elettorale presidenziale. Non è un mistero poi che Israele, con molti torti e qualche ragione, non abbia mai visto in Barack Obama un difensore senza se e senza ma delle ragioni israeliane.
La sensazione di isolamento di Israele, già molto presente nella cultura israeliana, ha raggiunto quindi vette elevatissime in questi mesi ed è difficilmente immaginabile per noi, abituati alla pace, comprendere cosa sia vivere in uno Stato che dalla sua nascita non ha mai conosciuto un giorno di Pace e vive sotto la costante minaccia di attentati e attacchi missilistici. Gli analisti israeliani contano circa 20.000 missili puntati sul paese, tra quelli di Hezbollah, Jihad islamica, Iran e Siria. Tutti soggetti che probabilmente guiderebbero la reazione ad un eventuale attacco preventivo israeliano alle infrastrutture nucleari iraniane. Per questo la popolazione israeliana si sta attrezzando con esercitazioni (soprattutto contro armi chimiche e bombe sporche) e distribuzione di nuove maschere antigas.
Nonostante questa minaccia l’establishment israeliano continua a considerare l’opzione militare preventiva come meno rischiosa di un minaccia nucleare iraniana che darebbe il via, secondo gli analisti israeliani, a una escalation nell’intera regione per dotare di armi nucleare l’Arabia Saudita e l’Egitto.
L’occidente ha chiesto tempo a Israele per risolvere pacificamente la questione e Israele sinora ha atteso. Certo non è stata con le mani in mano, compiendo sabotaggi e omicidi mirati che hanno rallentato (ma non bloccato) il programma iraniano. In questi mesi è infatti in corso una guerra di spie tra Tel Aviv, Teheran e l’Azerbaigian, alleato di Israele, e porta di ingresso per le operazioni del Mossad in Persia. Tuttavia la pazienza israeliana pare essere arrivata al limite visto anche l’atteggiamento USA molto più sensibile al blocco dello stretto di Hormuz che ai missili puntati su Tel Aviv.
L’occidente ha sottovalutato la cultura “guerriera” israeliana pensando che la progressiva laicizzazione israeliana e il miracolo economico in corso nel Paese avesse reso meno guerrafondaia la società israeliana e molto più interdipendente con l’occidente l’economia israeliana e dunque più “vincolata” alle scelte occidentali la politica di Tel Aviv. Hanno però dimenticato che Israele è sempre più interdipendente, economicamente,salvo nel settore della Difesa dove è in grado oggi, molto più di ieri, di fare da solo. L’altra sottovalutazione è stata quella della progressiva radicalizzazione dell’esercito israeliano: i giovani israeliani hanno preferito negli ultimi anni dedicarsi allo studio e all’economia, lasciando nell’esercito in larghissima parte ebrei ortodossi che stanno scalando le carriere militari (in Israele non esiste una vera e propria scuola ufficiali e questi ultimi sono reclutati dai più “capaci” tra i coscritti) giungendo ormai ai vertici delle catene di comando e portando il loro “furore” nei quartieri generali.
Questi elementi, oltre alla storia e alla cultura israeliana, rendono altamente probabile il conflitto e secondo molte fonti, la primavera di questo anno sarebbe il limite ultimo prima che Teheran sia in grado di produrre, da solo, la bomba atomica.
Cosa interessa a noi italiani di tutto cio? Beh innanzitutto abbiamo qualche migliaio di soldati al confine tra Libano e Israele, proprio sulla traiettoria dei missili di Hezbollah, poi siamo il primo partner commerciale europeo dell’Iran ed il terzo mondiale e importiamo larga parte del nostro petrolio proprio dall’Iran, dato che in questi anni, nonostante le sanzioni e il clima montante, a differenza di Francia e Gran Bretagna non abbiamo interrotto i rapporti con il regime iraniano. Già oggi la benzina sfiora i due Euro, non oso pensare dove possa arrivare in caso di conflitto. Ultimo punto, seppur molto improbabile, Theran è in possesso di missili in grado di raggiungere la parte meridionale del Paese. Mi pare ci siano i motivi per occuparsene, almeno prima della farfallina di Belen.
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