Si sa la pubblicità è l’anima del commercio e che sia agosto oppure settembre la foliazione dei nostri quotidiani la decidono gli inserzionisti piuttosto che i direttori e le notizie che realmente sono apparse.
Ecco dunque il moltiplicarsi di inchieste sul coctail dell’estate, l’abbronzatura migliore, i ristoranti meno esosi e via celiando…
Se le cronache nazionali sono state in qualche modo aiutate da olimpiadi e questione georgiana non altrettanto è accaduto ai quotidiani locali e ai supplementi locali dei grandi quotidiani.E siccome tocca lavorare qualcosa bisogna pur scrivere, anche di politica naturalmente soprattutto se la penna più appuntita della città le ferie le ha prese a luglio.
Ecco quindi che il politico rimasto in città (o magari in montagna ma col telefonino acceso) pronto a dichiarare su qualsivoglia argomento si ritrova ad essere non uno degli esponti cittadini ma il vate!
E quindi viene intervistato su tutto. Vacanze, amorazzi estivi, regolamenti comunali, primarie (singole o di coalizione), collocazioni nel proprio partito, questione georgiana. Lo immagiamo impegnato a conversare col giornalista puntuto a metà del giorno dal buon retiro montano, come Berlusconi tornato dalla serra dei cactus in Sardegna che chiama Putin e discutono della Georgia. Più o meno anche con gli stessi risultati.
Oppure indaffarato a rispondere al segretario nazionale di un partito alleato galvanizzato addirittura dal richiamo nazionale che la notizia potrebbe avere. Poi poco importa se quel livello di discussione non attenga al suo ruolo ma un parere, perdincibacco, non si nega a nessuno!
Poi tanto torna settembre e i telefonini li riaccendo anche gli altri e il vate torna a fare il suo. Che, tra l’altro, nemmeno gli riuscirebbe male. E tutti i proclami, democrazia, tutela degli iscritti, minacce di dimissioni, richiamo alla base o al popolo delle primarie si perdono come scritte sulla sabbia che il mare porta via…