L’aggressione a Bonanni avvenuta alla festa nazionale del PD di Torino è certamente un fatto grave, esecrabile, da non sottovalutare.
Tuttavia la lettura maggioritaria dei commenti all’episodio da’ un interpretazione circa “l’utilità” del gesto operato dagli esponenti dei centri sociali torinesi. Soprattutto a sinistra si è affermato che l’attacco di Torino avrebbe, di fatto, favorito la destra e indebolito la sinistra e i lavoratori. Un modo di vedere le cose che ricorda più un riflesso pavloviano che un vero e proprio ragionamento. Infatti questa argomentazione, per certi versi giusta si badi bene, presuppone che i soggetti rappresentati nell’aggressione giochino tutti la stessa partita. In realtà non è così, gli estremisti che hanno aggredito Bonanni, non giocano secondo le categorie Pd/PdL contestano quel sistema non una sua parte. Dunque il gioco del cui prodest non può essere a loro imputato, anzi il fatto che la loro azione non giovi alla sinistra istituzionale finisce per essere un corollario positivo all’azione anche se magari non cercato direttamente. Rivolgersi a loro con funzione pedagogica non ha effetto alcuno, perchè il ragionamento dell’estremismo è estraneo al sistema di ragionamento che adotta la sinistra istituzionale. Rischia invece di suonare indulgente nei loro confronti (come l’intervista al padre della ragazza che la dipinge quasi come una boyscout dei centri sociali), al pari dello sciagurato “compagni che sbagliano” di tremenda memoria. Serve, oltre alla condanna del gesto, capire che la contrapposizione, il conflitto, riguardano il sistema, la politica, e non lo schieramento, la parte politica; che inpedire ulteriori salti di qualità necessita, oltre che di servizi d’ordine, di risposte politiche ai disagi che quell’estremismo nutrono e/o usano come alibi.
Sbagliare le analisi per fatica e consuetudine è un buon modo di peggiorare le cose, cercare di fermarsi a capire un salutare esercizio e spesso l’unico modo di cambiare le cose.