La sporca guerra di Corea in festival a Firenze

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Con The front line anche la guerra di Corea diventa “sporca”. Infatti il film del 2011, in proiezione questa sera in anteprima italiana al Korea Film festival di Firenze, ci porta nel dramma del conflitto coreano dal punto di vista dei soldati che combatterono in trincea. Un approccio ben lontano dalla (poca) filmografia occidentale sul conflitto che troppo a ridosso della seconda guerra mondiale e troppo dentro alle dinamiche della guerra fredda non produsse né film epici né film di denuncia come sarebbe accaduto per il Vietnam. The Front Line colma questa lacuna, con un film decisamente antimilitarista in cui il messaggio sta nella frase del tenente cinico ma leale coi suoi uomini in cui il nemico non sono i comunisti ma la guerra stessa. Un punto di vista che fa ancora più effetto se proveniente da un Paese che formalmente, ma non solo, quella guerra non ha mai terminato e che vive dal 1953 con la minaccia del terzo esercito più numeroso del mondo ammassato lungo la linea smilitarizzata del 38° parallelo. Quella peraltro lungo la quale è ambientato tutto o quasi il film che narra l’assurda battaglia senza tempo per la conquista di una spoglia collina che cambia continuamente di mano.

La guerra e la sua assurdità, sono quindi al centro del film e dei suoi personaggi con un timido tentativo di umanizzare persino il nemico, fratello nella lingua e nella canzone (da cui prende il titolo il film) che i due schieramenti cantano insieme prima dell’ultima e ancor più assurda battaglia finale. Tuttavia le figure dei rossi risultano molto più stereotipate di quelle dei sudcoreani e il loro tentativi di risultare egualmente umani è probabilmente frustrato dal sentimento diffuso tra i sudcoreani e dalla continua propaganda di questi anni di armistizio. In sostanza il regista non se l’è sentita (o forse non ha semplicemente nemmeno pensato) di rendere ancora più forte il carattere di guerra civile della guerra di Corea, mantenendo sempre la distanza tra nord comunista e sud.

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(Il film sarà proiettato questa sera in anteprima italiana al Florence Korea Film Festival per info)

HAL era psicopatico ed ad IBM la cosa andava bene

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Per anni il regista, Kubrick, e il co-sceneggiatore e autore del romanzo da cui il film 2001 odissea nello spazio è ispirato, Arthur C. Clarke, hanno sempre affermato che fosse del tutto casuale che il nome del supercomputer dell’astronave HAL, spostando tutte le lettere che lo compongono a quella successiva, desse vita all’acronimo IBM ovvero, all’epoca, la maggiore azienda produttrice di computer.

Fan devoti e fanatici del complotto hanno sempre teorizzato che dietro a questo cambio vi fossero state pressioni da parte dell’azienda al fine di non associare il proprio nome ad un computer che, sviluppando sentimenti umani, arriva ad uccidere l’equipaggio della nave che invece dovrebbe accudire.

Leggi il seguito su Cultura Commestibile n. 16

 

Che fine ha fatto il cinepanettone?

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Il Natale è, anche un genere cinematografico. Inevitabile certo ma, per quanto riguarda il nostro Paese, piuttosto recente. In fondo Vacanze di Natale, il primo, è del 1983. Probabilmente nemmeno i fratelli Vanzina, potevano supporre che, proprio a partire da quell’occasione, sarebbe nato uno dei filoni più prolifici e contemporaneamente disprezzati, del cinema italiano: i cinepanettoni. Una miriade di Natale a Cortina, Miami, New York ed altre amene località di cui abbiamo perso il conto ma non la trama, essendo questa più o meno sempre la stessa, così come molti degli interpreti; uno su tutto l’inossidabile Cristian De Sica. Probabilmente per sadismo o cristiana espiazione, in questi giorni di festa, Sky ha dedicato al Natale un canale della sua offerta, in cui passavano, ossessivamente, queste pellicole. Ammettiamo che non siamo riusciti a guardare che pochi minuti delle varie pellicole, rimanendo però colpiti che aldilà della location e talvolta dei protagonisti, avresti potuto benissimo iniziare a seguire un Natale a Parigi, appisolarti per il troppo panettone, risvegliarti in India e proseguire la visione senza troppa difficoltà, come capita a chi per un periodo aveva una madre che seguiva Beautiful e si trova a riseguirlo causa fidanzata.

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Cultura commestibile n.2

Sabato 12 febbraio esce il n.2 di Cultura commestibile l’inserto de Il Nuovo Corriere a Firenze, Prato, Arezzo, Lucca e Versilia. Per festeggiare, presentare e critcare i primi due numeri dell’inserto abbiamo organizzato un piccolo apertivo alla  caffetteria della biblioteca delle Oblate a Firenze a partire dalle ore 11.

Vi aspettiamo con la mano alla fondina.

Cultura Commestibile

Domani col Nuovo Corriere a Firenze, Prato, Arezzo, Lucca e Versilia troverete un nuovo inserto di 8 pagine curato dal sottoscritto insieme a Aldo Frangioni, Rosaclelia Ganzerli e Simone Siliani che prova a parlare di cultura senza essere indigesti.

Spero che molti di voi domani lo leggano e ci facciano sapere se ci siamo riusciti o in cosa possiamo ancora migliorare. Oppure se sia proprio il caso di smetterla subito qui.