E’ la comunicazione baby!

Oggi le agenzie hanno battutto queste due notizie la cui totale inutilità ci dovrebbe far riflettere sul rapporto tra media e politica. Siccome uno dei soggetti chiamati in causa sono io ne posso parlare a buon titolo.

PRIMARIE: FIRENZE; AMATO (PDL),CON SMS PD MI INVITA A VOTARE

(ANSA) – FIRENZE, 11 FEB – Inviti a votare alle primarie per la scelta del candidato a sindaco del centrosinistra a FIRENZE, in programma domenica 15 febbraio, arrivano anche sui telefonini di esponenti del centrodestra. E’ quanto dice in una nota il senatore di Fi-Pdl, Paolo Amato che spiega di aver ricevuto un sms nel quale gli si ricorda che domenica si vota e lo si invita a chiamare un numero telefonico per conoscere il suo seggio.
‘Il tutto – spiega Amato – con la raccomandazione: ‘vota Lapo
Pistelli
”.
‘Aspetto ora analogo messaggio dagli altri quattro candidati alle primarie del centrosinistra – aggiunge Amato nella nota -.
Anche se deludero’ tutti questi signori dicendo subito che io votero’ solo il candidato a sindaco del centrodestra, quando questi verra’ scelto ed indicato dal Popolo della Liberta’.
‘Lascio infatti ai militanti dei partiti del centrosinistra il discutibile piacere di partecipare a primarie caratterizzate da ‘spese esagerate e politica debole’: come ha detto l’on.
Michele Ventura, che pur partecipa a questa singolare corsa’.ù


(ANSA).

COM-MU 11-FEB-09 13:36 NNNN

PRIMARIE:FIRENZE;PISTELLI SI SCUSA CON AMATO (PDL),UN ERRORE

(V. ‘PRIMARIE: FIRENZE; AMATO (PDL)…’ DELLE 13,35 CA) (ANSA) – FIRENZE, 11 FEB – ‘E’ ovvio che alle primarie del centrosinistra non partecipano gli esponenti e gli elettori di centrodestra’. E’ quanto dice in una nota il coordinatore della campagna elettorale per le primarie di Lapo Pistelli, Michele Morrocchi, che subito telefonato al senatore del Pdl, Paolo Amato, suo collega in Consiglio comunale, per scusarsi dell’sms inviato sul suo cellulare con l’invito a votare alle primarie del centrosinistra in programma domenica prossima a FIRENZE.
‘Mi sono scusato con Paolo – ha detto Morrocchi – ma abbiamo inviato gli sms selezionando i contatti nelle nostre rubriche e per errore e’ arrivato anche a lui’. (ANSA).

COM-MU 11-FEB-09 14:48 NNNN

Please take a picture…

Qualche tempo fa ho fatto alcune foto su “commissione” di una parte di Firenze poco battuta. Quella Firenze a nord-ovest teatro di espansione, polemiche, opportunità.

Ieri ho montato quelle foto in un filmato con dell’ottima musica dei Turin Brakes di sottofondo mischiandole con foto della campagna elettorale di Lapo per una presentazione.

Siccome m’è piaciuta la volevo condividere con voi


Il caso eluana e lo scontro istituzionale

Tutto è iniziato con la richiesta di una “battuta”. Mentre esplodeva il “caso Eluana”, accompagnato da un conflitto istituzionale di gravità inaudita, venerdì pomeriggio la redazione fiorentina del quotidiano La Repubblica ha chiesto ai candidati alle primarie una “battuta”. Abbiamo ritenuto che una vicenda così grave e dolorosa non si potesse liquidare con una “battuta” che può essere facilmente oggetto di strumentalizzazioni, purtroppo assai frequenti su questi temi. Non è “silenzio”, ma legittima richiesta di trattare la questione con il dovuto rispetto per le famiglie che vivono un dramma profondo come quello di Peppino Englaro. Ed è sensato, ma troppo semplice e sbrigativo togliersi il dente dicendo “sono contro Berlusconi, sono con Napolitano”.

Lapo Pistelli ha preferito dire ciò che pensa con un ragionamento più articolato, pubblicato sul blog www.lapopistelli.it, che è stato (solo in parte) riportato dai giornali e (in maniera, appunto, strumentale) dallo stesso caporedattore di Repubblica-Firenze.

Non riteniamo che ci sia bisogno di sottolineare di nuovo quello che pensa Lapo Pistelli sul caso Eluana: basta rileggere il suo intervento che riportiamo qui di seguito. E questa mattina, al confronto dei candidati con l’Arci al circolo “25 Aprile”, Lapo lo ha ripetuto con chiarezza. Altro che silenzio…

Non ci sarebbe nemmeno bisogno di chiarire la posizione di Lapo Pistelli sul conflitto istituzionale che si è generato, ma lo facciamo per sgomberare ulteriormente il campo da equivoci, dato che il caporedattore di Repubblica-Firenze insinua su una mancata presa di posizione sulla “sfida” di Berlusconi a Napolitano. Noi siamo dalla parte del Presidente della Repubblica, della Costituzione e del rispetto delle istituzioni. Lo scrive Lapo (vedi sotto) quando si riferisce alla dolorosa vicenda di Peppino Englaro, “che ha scelto di ottenere un pronunciamento certo delle istituzioni invece che ricorrere a scelte di fatto” e quando denuncia la “vergognosa speculazione” e lo “scontro ideologico”. Se non si fosse capito, il riferimento è diretto al tentativo di Berlusconi di deviare il corso della vicenda prima con un decreto legge, poi con dichiarazioni che fanno venire i brividi e infine con una procedura d’urgenza per il disegno di legge. Stamattina, in pubblico, Lapo Pistelli ha detto con forza che “a Silvio Berlusconi di Eluana non gliene importa un bel niente e, se voleva, aveva otto mesi di tempo per affrontare la questione in Parlamento”. In Parlamento c’è, da tempo, la proposta di legge di Ignazio Marino sul testamento biologico, che alla Camera ha Lapo Pistelli come secondo firmatario. Azioni concrete, altro che “battute”.

E’ molto grave che un giornale utilizzi i temi della vita e della morte, il dolore profondo di chi vive quotidianamente accanto a una persona cara che si sta spegnendo, il grave conflitto istituzionale che mette a rischio la democrazia, per fomentare scontri di cortile o per gettare discredito su un candidato.

Giovanni Carta, portavoce di Lapo Pistelli

Michele Morrocchi, coordinatore della campagna elettorale di Lapo Pistelli alle primarie di coalizione per il Sindaco di Firenze

Lapo Pistelli
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No alle speculazioni sul dolore

Sono il secondo firmatario alla Camera della proposta di legge, presentata al Senato da Ignazio Marino, sul testamento biologico. Giusto per fare chiarezza. Gli atti depositati in Parlamento valgono più di ogni battuta virgolettata.

I temi legati all’inizio e alla fine della vita stanno diventando sempre più importanti nell’agenda della politica e interrogano seriamente ciascuno di noi. In queste ultime settimane hanno avuto grande rilevanza mediatica il caso di Eluana Englaro ma soprattutto la dolorosa vicenda di suo padre, che ha scelto di ottenere un pronunciamento certo delle istituzioni invece che ricorrere a scelte di fatto.

Fin dall’inizio di questa vicenda ho pensato che in circostanze del genere la responsabilità spetta ai familiari, a chi spende la propria giornata anno dopo anno con chi lotta tra la vita e la morte, a chi conosce la vera differenza tra l’immagine sorridente e allegra di una foto che giornali e tv ripropongono e l’assenza di vita reale che solo le persone care vedono e toccano tutti i giorni. Ho avuto l’occasione di visitare una persona che da 4 anni era in stato vegetativo e ho capito cosa significa – in assenza di una legge sul testamento biologico che disciplini la fase finale della vita – che tutto ricade sui familiari, spesso lasciati soli in un’angoscia minuto per minuto oppure, come in questo caso,  proiettati in un turbine di riflettori e di parole, ma non per questo meno soli. In assenza del testamento biologico, vi sono situazioni in cui il malato non può decidere autonomamente. Spetta alle persone care, assistite da personale specializzato, assumere consapevolmente la decisione. Ci sono familiari che desiderano accompagnare il malato in ogni momento possibile e per tutto il tempo che la natura concede, e ci sono familiari che invece possono decidere che oltre una certa soglia quella vita apparente non è in realtà più vita. Sottolineo, in assenza di testamento biologico.

Ho trovato vergognosa la speculazione che ha accompagnato la vicenda di Eluana negli ultimi giorni, sia nella morbosità mediatica sia nell’utilizzo strumentale che alcune parti politiche hanno fatto. Il susseguirsi delle notizie di ieri ne hanno rappresentato l’apice: il decreto legge, il rifiuto della firma da parte del Presidente Napolitano, il tentativo di trovare una corsia accelerata con il ddl sul Senato, alcune dichiarazioni che fanno rabbrividire e che non mostrano alcun rispetto per Eluana e per la sua famiglia ma ne fanno occasione di scontro ideologico.

Ho discusso spesso di queste cose in tutti questi mesi con gli amici che me lo hanno chiesto. Ho deciso di non rispondere ieri a richieste di brevi battute da virgolettare, perché non ritengo che un tema del genere, che investe la coscienza di ogni individuo, sia un argomento per creare contrapposizioni fittizie o titoli ad effetto.

Siamo alle battute finali di una lunga, intensa e bellissima campagna elettorale e mi spiace profondamente di aver avuto l’ennesima conferma che per alcuni mezzi di informazione i candidati possono svolgere solo due funzioni: o quella del pitbull da combattimento da mettere in scontro con qualcun altro per generare rissa e titolo o quella della scimmietta da circo che ha diritto di parola soltanto se canta sullo spartito che altri gli preparano. Quando poi risulta così difficile elevare al rango di notizie, seppur brevi, eventi che coinvolgono tante persone su temi che hanno ricaduta sulla vita quotidiana dei cittadini (giusto ieri, per fare un esempio, un affollato dibattito con Guido Sacconi, Giampiero Maracchi e Maria Tinacci sulle città e l’ambiente).

Ho cercato il dialogo e il confronto diretto con migliaia di fiorentini incontrandoli personalmente proprio perché sentivo che le loro domande erano diverse, volevano parlare dei temi della città, lamentandosi di come su certi mezzi di informazione i temi amministrativi non trovano spazio, coperti dalla ricerca ossessiva dei motivi di scontro anziché delle idee costruttive, del gossip e della battuta a effetto anziché della qualità del dibattito.

Vedo che la città ha risposto bene, interagendo con chi ha cercato di mettersi a servizio di questa discussione sul futuro di Firenze. Tanti cittadini si sono sentiti coinvolti e si sono a loro volta proposti come strumenti di un coinvolgimento più largo. Invito quindi tutti a continuare in questa ultima settimana a mantenere questo contatto sereno e aperto con le persone.

Nei prossimi giorni concludiamo il giro delle assemblee di quartiere, che stanno andando benissimo. Lunedì 9 febbraio alle 21 ci incontriamo con i cittadini del Quartiere 5 al Circolo ricreativo di Brozzi in via di Brozzi 312. Martedì 10 febbraio alle 21 con i cittadini del Quartiere 2 al Circolo ricreativo di S. Andrea a Rovezzano in via S.Andrea a Rovezzano 70.

Spero di vedere molti di voi nei prossimi giorni. Intanto vi auguro un buon fine settimana, l’ultimo prima del rush finale: domenica prossima è il 15 febbraio, il giorno delle primarie. Concentriamo le energie, il passaparola, l’entusiasmo e la determinazione per vivere al meglio questa grande occasione per Firenze.

Un caro saluto

Lapo Pistelli

AAA capo ufficio stampa cercasi

Il fatto che la Chiesa cattolica decida di riabilitare alcuni prelati lefrebrveviani è sostanzialmente un fatto che riguarda la Chiesa Cattolica e più in generale il rapporto tra questo pontificato e la contemporaneità.

Ma il fatto che decida di riabilitare uno fra questi che è dichiaratamente un negazionista proprio nella settimana del giorno della memoria dimostra almeno che dalle parti del Vaticano hanno un pessimo ufficio stampa.

“Anch’io da socialista mi voglio vestire…”

Una delle mie più forti perplessità sul PD era (e in parte è ancora) la sua collocazione internazionale e l’appartenenza al Socialismo Europeo. Per me, per chi viene dalla mia tradizione, non è un particolare irrilevante. Questo naturalmente c’entra poco con le primarie fiorentine ma quando è arrivata la lettera di cui trovate la traduzione qui sotto e il pdf in allegato mi sono sentito meglio…

Caro Lapo, amico mio,

sono felice di sapere che sei in corsa per la scelta del candidato del Partito Democratico per il Sindaco di Firenze. Sono sicuro che saresti un sindaco eccezionale.

Penso che la tua esperienza e credibilità internazionale siano risorse determinanti per fare di Firenze una città leader a livello europeo. Sono d’accordo con te: l’amministrazione locale deve giocare un ruolo forte in questi tempi di cambiamenti globali senza precedenti. In un contesto di triplice crisi – finanziaria, economica e ambientale – abbiamo bisogno di leader politici come te, con esperienza internazionale e profondamente impegnati per gli ideali di progresso e giustizia sociale, per migliorare la vita dei cittadini dove è necessario.

Quando abbiamo lavorato insieme al Parlamento Europeo ho visto quanto sei impegnato nel mettere in atto politiche innovative e progressiste. Firenze può beneficiare enormemente della tua visione, della tua competenza e del tuo impegno.

Il 2009 sarà un anno difficile per i cittadini in Europa e nel mondo. Ci attendono dure sfide. Sono fiducioso: tu, Lapo, hai sia la visione che la determinazione per guidare la tua città natale, Firenze, nella giusta direzione e al sicuro fuori da questi tempi difficili.

Desidero farti i miei migliori auguri per la tua campagna, che sostengo pienamente.

Un saluto fraterno,

Poul Nyrup Rasmussen

Presidente del PSE, Primo Ministro della Danimrca dal 1992 al 2001.

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Insieme per il PD, per Pistelli e per Firenze

Abbiamo affrontato un congresso non facile come Democratici di Sinistra. Alcuni di noi decisero di difendere coerentemente quell’identità e proprio qui a Firenze si consumò una scissione. Noi, insieme alla maggioranza del Partito, scegliemmo invece di dar vita a una nuova forza politica, il Partito Democratico, che partisse dalle migliori tradizioni del riformismo italiano ma riuscisse a superarle e dar vita a un soggetto maggioritario e che guardasse al futuro. In sintesi il primo partito italiano del XXI secolo non l’ultimo del XX.

Da quel congresso il PD ha timidamente iniziato a camminare. Ha subito una sconfitta elettorale che lo ha colpito duramente e che ne ha rallentato la spinta.

Tuttavia quel partito ha trovato il favore di un terzo degli elettori italiani e qui a Firenze di quasi un fiorentino su due. Numeri inimmaginabili per tutti noi, numeri che nemmeno i grandi partiti chiesa, DC e PCI, avevano avuto in città.

Ancor di più, il PD ha rappresentato per tanti un’idea vincente, un progetto giusto, una speranza per il futuro. Un’idea che si accompagna a un metodo, quello dell’apertura, del confronto, della partecipazione. Dunque anche nelle primarie.

In questo senso abbiamo sempre inteso la competizione che il prossimo 15 febbraio indicherà il candidato sindaco del centrosinistra fiorentino. Dunque il rafforzamento del PD, il suo radicamento territoriale e la sua costruzione identitaria sono una parte della posta in gioco. Ma non l’unica e probabilmente nemmeno la principale.

Peraltro crediamo che la forza della nostra tradizione stia proprio nella capacità di non stare all’interno di un unico recinto, di un’unica candidatura.

Quello che dobbiamo scegliere è il candidato che riteniamo migliore come sindaco di Firenze. Non come segretario metropolitano del PD. Dunque chi saprà interpretare al meglio il programma del PD, saprà arricchirlo di altre idee e dare il senso del futuro della città.

Come è noto abbiamo da tempo ritenuto che la persona in grado di rappresentare al meglio questa figura sia Lapo Pistelli. Oggi non solo confermiamo questa scelta ma la riteniamo quella in grado di preservare e far sviluppare la tradizione da cui proveniamo cioè quella dei Democratici di Sinistra.

Diciamo quindi con forza che il progetto del PD, del superamento delle nostre culture, è ancora IL progetto da perseguire e che nel sostegno alla candidatura di Pistelli si trova la migliore rappresentazione di tante storie, personali e collettive, che sono la forza del PD. Cattolici democratici, ex comunisti, socialisti, laici e tanti che non hanno un’appartenenza partitica nei vecchi schemi e recinti.

Noi abbiamo scommesso sul PD e sul futuro di Firenze. Non abbiamo cambiato idea.

Michele Morrocchi, Alberto Formigli, Maurizio Folli, Massimo Gramigni, Fabrizio Ronchi, Giuliano Gasparotti, Enrico Conti, Attila Tanzi, Chiara Rapallini, Leonardo Brunetti, Jacopo Ghelli, Massimo Morrocchi, Titta Meucci, Lucia Matteuzzi, Sonia Innocenti, Andrea Bruschi, Luciano Pecci, Luciano Ridolfi, Cristina Giani, Gianni Biagi, Beppe Barbugli, Mauro Dondoli, Sara Lai, Cristina Bevilacqua, Marco Colangelo,Roberto Bertoli, Ferdinando Porciani, Serena Beccaluva, Maurizio Barabesi,

PER ADERIRE mi.morrocchi@gmail.com OPPURE COMMENTANDO QUESTO POST

Il compagno Morrocchi si interroga…

Mi interrogo da un paio di giorni su questa possibile candidatura di Michele Ventura a quinto candidato alle primarie del centrosinistra fiorentino.

Conosco Michele da una vita (la mia), ne ho sempre apprezzato la lucidità e la capacità politica. L’arguzia e la capacità di ragionamento e di semplificazione di temi anche complessi.

Ammetto che ultimamente le nostre scelte sono state divergenti proprio in rapporto alle primarie e che dunque una frequentazione, una volta assidua, si è interrotta.

E dunque mi rimangono una serie di domande che non avranno probabilmente risposta ma che giro a tutti.

Se c’è bisogno di semplificare il quadro e di portare a sintesi il quadro del PD fiorentino e il numero dei candidati ha senso, una volta che Daniela Lastri ha annunciato ovviamente di continuare la sua corsa, aumentarne il numero?

Se anche Daniela si fosse ritirata saremmo davvero stati di fronte ad una semplificazione? (in numero no visto che quattro sarebbero comunque rimasti)

Se non di una semplificazione per numero almeno una semplificazione per provenienze sarebbe stata utile? Io penso di no. Penso che l’idea di un richiamo ad una identità diessina sia sbagliato, fuori tempo massimo e che cada sostanzialmente nel vuoto.

Sbagliato perchè contrario all’idea del PD, alla mozione che insieme a Michele ho sostenuto all’ultimo congresso dei DS; fuori tempo perchè la legittima difesa dell’esperienza dei DS si è consumata appunto nell’ultimo congresso e ha portato anche ad una scissione; cade nel vuoto perchè non vedo nel pd fiorentino e nei suoi dirigenti, anche nella maggioranza di quelli provenienti dai ds, una così forte voglia di tornare indietro e di ribadire un’identità che abbiamo coscientemente e convintamente chiuso per costruirne una nuova.

Infine l’ultima domanda ma per me la decisiva. Stiamo scelgiendo il sindaco o il segretario metropolitano del PD? Perchè se scegliamo il segretario del PD, Michele Ventura, e le motivazioni che lo spingono sono anche le mie. Rafforzare il partito, portarlo a sintesi e unità, ridargli azione politica sono bisogni che tutti gli iscritti penso avvertano a Firenze come nel resto d’Italia. Il punto però è che qui si tratta di scegliere il sindaco, cioè qualcuno che è in grado di interpretare un idea di città e un programma di governo. Di unire una città e non solo un partito.

Stampa e Regime

Oggi, come quasi tutte le mattine, mi sono ascoltato in auto la rassegna stampa di Massimo Bordin su Radio Radicale. Sono un ascoltatore fedele e affezionato di quella trasmissione e del suo conduttore. Sia per quello che dice che per come lo dice, voce roca dal fumo compresa.

Iniziare dunque il mio primo giorno lavorativo dell’anno con questa certezza è rassicurante così come è stato rassicurante riascoltare uno dei classici tormentoni sulla scarsa presenza dei radicali e delle loro iniziative sui giornali appena recensiti, la frase suonava più o meno così: ” Anche il 2009 inizia senza che ci siano segnalazioni sui temi radicali in continuità con il 2008″.

Ora credo che i radicali siano spesso sottostimati dalla stampa e dai media nazionali ma sono altrettanto convinto che su questo un po’ ci marcino. Anche perchè non è possibile pensare che ogni santo giorno ci sia spazio per i radicali soprattutto quando, tipo il primo dell’anno, mi immagino che i radicali più o meno come tutti abbiano preso un minimo (dico un minimo eh!) di vacanza.

E allora mi sono immaginato il giornale tipo del primo dell’anno radicale. Apertura del Corriere: “Pannella digiuna in Tibet e a mezzanotte non brinda al nuovo anno“, oppure la Repubblica “Bonino il 2009 noi lo avevamo previsto già nel 2007“.

Ma poi ho pensato che anche così la mattina dopo il buon Bordin avrebbe avuto qualcosa da ridire. Ma forse è proprio per questo che continua a piacermi e continua a essere, lui e la sua trasmissione, una delle cose buone da portarsi nel 2009.

Se telefonando…

“Le intercettazioni telefoniche sono un elemento essenziale di ogni azione investigativa”. Così un mio amico poliziotto, bravo investigatore, mi ha risposto di fronte ai miei dubbi e alle mie idee di limitare, non lo strumento investigativo, ma la sua divulgazione.

Il problema è che, leggendo le cronache giudiziarie di questo straziato Paese, si ha come l’impressione che esse rappresentino l’unico strumento di indagine e siano talvolta preferite alla pistola fumante in mano all’assassino. Leggiamo di quintali di carta. Imamginiamo investigatori come ne Le vite degli altri, attenti a ricostruire il contesto, il clima, immaginare scenari. Poco importa se manchino, per esempio in un caso di corruzione, i denari o i favori. Si intuisce la possibilità, si fa trapelare una potenzilità che ci sia altro. Si da un giudizio morale di una società, di una classe politica, di una classe dirigente, rimnendo nell’ombra dell’irresponsabilità  e del segreto istruttorio che appare sempre più come un sarchiapone nelle mani di Walter Chiari, il tutto trascrivendo telefonate senza contesto, toni e connessioni.

Magistrati inquirenti, avvocati, giornalisti tutti egualmente colpevoli di fronte al mostro sbattuto in prima pagina. Ognuno porta la propria responsabilità di fronte a cifre che indicano come le archiviazioni e le assoluzioni siano la maggioranza nelle sentenze in queste inchieste. Inchieste e processi che durano anni e rappresentano un calvario e un costo per donne uomini e per la nostra democrazia.

Non ho mai creduto, nel 1992 e oggi, ai complotti e al potere giudiziario che si sostiuisce a quello politico. Penso che come ogni altro pezzo della classe dirigente di questo paese anche gli operatori della giustizia (i colpevoli di cui sopra) siano ormai preda di una profonda crisi. Di valori, di rinnovamento, di senso di responsabilità.

Ogni singolo rappresentante delle elites di questo sventurato Paese pensa in totale buona fede di compiere al meglio il proprio dovere. Sia esso un politico, un magistrato, un giornalista, un intellettuale, un professore universitario. Quello che manca è il senso di appartenenza a qualcosa di più ampio di noi e del piccolo mondo intorno a noi, sia pur esso interpolato o globale.

E’ una società che è guidata dai suoi dirigenti in un vicolo cieco. Però è proprio là, nei vicoli ciechi, diceva Brecht, che avvengono le Rivoluzioni.

Tutto l’amore di Mina

Ci sono storie e persone che aldilà di come la si pensi fanno riflettere. La storia di Piergiorgio Welby, la sua vita e la sua morte, sono qualcosa che ci fanno interrogare sui limiti dell’azione politica, della volontà personale, dell’etica e della nostra condizione precaria su questa terra.

Non voglio entrare sulle posizioni sull’eutanasia, il testamento biologico e tutta quella zona grigia sui temi dell’inizio e della fine della vita. Ho posizioni chiare su questoma qui mi piace riportare l’intervista di Mina Welby uscita lunedì sul Messaggero. E’ un atto d’amore che credo meriti rispetto e ci faccia riflettere aldilà delle nostre singole convinzioni. E’ da lunedì che la leggo e la rileggo. E’ una bellissima storia d’amore purtroppo senza un lieto fine.

da Il Messaggero, di Carla Massi –  «Sapevo quali sarebbero stati il giorno e l`ora della sua morte. Me l`avevano detto i medici. Fino all`ultimo, in cuor mio, ho sperato che Piergiorgio ci ripensasse. Per me era difficile lasciarlo andare, non riuscivo a pensare la mia vita senza la sua compagnia. Ma lui aveva scelto e io, per amore, non potevo che accettare le sue volontà». Mina Welby ha amato suo marito Piergiorgio per quasi trent`anni. Dal 1978 al 2006 quando lui, malato di distrofia muscolare, ha deciso di farsi “staccare la spina” e lasciarsi morire.

Dunque lei, signora, non era d`accordo con la scelta di suo marito?

«Avrei preferito andare avanti così come stava anche se mi rendevo conto che lui non ce la faceva più. Ma l`amore per lui mi ha fatto sempre accettare il suo pensiero».

Ha provato a convincerlo a desistere?

«Ho fatto tutto con lui, ho inventato tutto per continuare ad andare avanti superando gli ostacoli che ogni giorno la malattia progressiva ci proponeva. Durante l`ultima settimana gli ho detto: “Non so più che cosa inventarmi!”. E lui:  “Non c`è più nulla da inventare, hai già fatto tutto”. E lì ho capito che non voleva tornare indietro sulle sue decisioni».

A quel punto come ha fatto ad accettare, a vivere con il dolore e a stare accanto a lui fino alla fine?

«Per amore, solo per amore. Alcuni giorni prima della morte programmata mi passò per la mente di chiamare i carabinieri. Di parlare, di fermare tutto. Poi, in un momento, mi resi conto che gli avrei fatto un oltraggio. Che era puro egoismo. Mi dissi: “Che scema che sei!Fermati”».

Glielo ha fatto capire?

«No, assolutamente no. Non ho voluto mai ostacolarlo. In nome della nostra complicità e della nostra storia. Ho rispettato la dolcezza e l`attenzione che lui ha sempre, avuto per me».

A che cosa si riferisce?

«Finché ha potuto ha minimizzato la sua malattia ai miei occhi. Mi ha confusa, mi ha sempre nascosto quanto stesse male. Fino alla fine, quando non riusciva più a scrivere e a concentrarsi. Fino alla fine con estrema dignità, voleva che gli si facesse la barba, voleva scegliere i vestiti. Non riceveva mai le persone a letto, ma solo in carrozzina».

Quando le ha confessato la sua decisione?

«L`ho capito da tante piccole cose. Dal Belgio vennero a visitarlo alcuni medici, mi resi conto che in quel momento, con lui, potevano decidere qualcosa…».

Le parlava della morte?

«Negli anni prima non ne parlava mai, Piergiorgio era un inno alla vita. Ad un certo momento ha sperato, sono convinta, che io capissi».

E lei non ha voluto capire?

«Io fatto finta per un po`. Poi ho accettato in nome del nostro grande amore. Sempre, in tutti questi anni. Un giorno mi disse: “Non ti rendi conto come sto? Rischiamo di non capirci più…”».

E lei a quel punto è riuscita a sedare il dolore, a mandare via la rabbia e a mettersi da parte per lasciare spazio alle volontà di Piergiorgio?

«Ci sono riuscita senza rabbia e senza rammarico. Per lui è stato un sollievo, per me è statala fine del lutto».

Il lutto era finito? In realtà, iniziava il distacco.

«Per me il lutto è finito quando Piergiorgio ha finito di soffrire. Poi è iniziato un doloroso  distacco che ho riempito andando a rileggere e studiare tutto quello che Piergiorgio ha scritto sull`eutanasia e il testamento biologico. Per questo lotto perché questo paese abbia una legge proprio sul testamento biologico. Ora capisco quale era il suo pensiero da molti anni».

Ma non glielo aveva confidato.

«No, finché ha potuto no. Per non darmi un dolore».

Pensava che lei lo avrebbe voluto far desistere?

«Non lo so. Certo è che abbiamo sempre fatto tutto insieme, per gli ultimi quadri che ha dipinto ero io che spostavo la tela sotto il pennello. Tanto che uno l`ha firmato con il mio nome. Sapeva che, qualsiasi cosa lui avrebbe deciso su di sé, io lo avrei accettato. Fidava nella nostra eterna complicità».