“Tramvia, maggioranza compatta su programma: strumentalizzazioni da destra”

Di seguito la sintesi del mio intervento lunedì scorso in consiglio comunale sul tema della tramvia.

“Non esistono divisioni nella maggioranza in relazione alla tramvia, come cerca di far intendere il consigliere Donzelli, quando esterna la sua preoccupazione per le presunte contraddizioni del centro-sinistra. Una preoccupazione che suona come l’ennesima strumentalizzazione dal sapore pre-elettorale, considerato che Matteo Renzi, candidato della coalizione di Centro-sinistra alle prossime amministrative, ha sottoscritto un programma che prevede la realizzazione della tramvia e che, lui stesso, non ha mai detto di no a questa opera.

Al collega del Pdl, consiglierei piuttosto di preoccuparsi della coerenza del proprio schieramento perché, con un parallelo per assurdo, considerato che non si verificherà mai, nel caso il candidato Galli dovesse diventare il prossimo sindaco di Firenze, non avrebbe altra possibilità che proseguire sulla linea tracciata dal Centro-sinistra, tramvia compresa: l’unica in grado di garantire lo sviluppo infrastrutturale di Firenze”.


“Sostegno al Maggio, sacrificio necessario amministrazione per far fronte a tagli governo”

Di seguito la sintesi del mio intervento lunedì scorso in consiglio comunale sui temi del Maggio Musicale Fiorentino.

“Il taglio dei finanziamenti al Fondo unico per lo spettacolo dimostrano, al di là di ogni possibile dubbio, come il modello di governo del centro-destra consideri la parola di un ministro come carta straccia. Un cambio di maggioranza è sufficiente per ignorare il principio democratico della continuità amministrativa  e con la decisione, comunicata tardivamente e dopo tante promesse non rispettate, di tagliare 11 milioni di euro si è messo in ginocchio il Maggio Musicale Fiorentino, quando si è ben coscienti che la programmazione dei teatri deve essere fatta con 2 o 3 anni di anticipo se si vuole puntare all’eccellenza”.
Michele Morrocchi, consigliere del PD in Palazzo Vecchio, è intervenuto nel dibattito consiliare per sostenere la decisione dell’amministrazione di trasferire alla Fondazione Maggio Musicale Fiorentino il Teatro Goldoni e la sala prove delle Cascine.

“Affermare, con tono di accusa, come fa la destra, che la prima voce di spesa del Maggio è quella relativa al personale, suona come una chiara banalità, a meno che non si vogliano far suonare i muri e far cantare le porte. Dietro la loro opposizione c’è solo la volontà di non investire su questa eccellenza e di considerare la cultura come un inutile accessorio. La maggioranza che governa Palazzo Vecchio, invece, ha una sensibilità diversa per la cultura, come dimostra il sacrificio del Goldoni e della Sala prove delle Cascine per sostenere l’attività del Maggio. Un’attività caratterizzata dalla qualità, nonostante i tagli, e dalla volontà di ricercare nuovo pubblico e nuove offerte culturali e lirico-sinfoniche”


Qualche idea sul piano casa

Qui di seguito l’intervista apparsa oggi sul corriere fiorentino a firma di Marzio Fatucchi sul tema del Piano Casa proposto dal governo.

«Sul Piano casa proposta dal governo non si può dire subito no».

Michele Morrocchi, consigliere comunale del Pd. Il piano casa proposto dal governo, non è quindi tutto da buttare?

«Intendiamoci: il rischio che la proposta presentata dall’esecutivo sia più un condono mascherato che una reale azione anticrisi, c’è. Ma ciò non toglie che il tema sia da prendere in considerazione. Dipende dal modo».

E quale sarebbe?

«La Regione, a cui la Costituzione dà titolarità in materia, e i Comuni possono affrontare questo tema per governare lo sviluppo urbanistico: prima di tutto salvaguardando il principio che ogni crescita si faccia prioritariamente senza consumo di nuovo suolo, preservando quindi i terreni agricoli e le aree verdi dentro e fuori le nostre città».

Comunque, è  un aumento di edificabilità: un rischio, hanno denunciato le associazioni ambientaliste, anche la Regione Toscana ha più di un dubbio.

«Dubbi corretti: ma l’idea  di rendere possibili ampliamenti delle abitazioni in una misura che non sia necessariamente il 20% previsto dall’esecutivo è un principio che, con opportuni vincoli, può andare bene. La legislazione regionale toscana già oggi contiene possibilità simili. Si tratta di creare le condizioni perché questo non significhi abuso:  serve far valere sempre i vincoli paesaggistici e delle belle arti, in secondo luogo si deve porre un limite alle dimensioni massime dell’intervento. Così,  i proprietari di case normali  investirebbero per rendere il proprio appartamento migliore, più bello e più vivibile, mentre si impedirebbero ampliamenti a ville e manieri in modo smisurato».

Ma  non è aiuto solo a chi ha già proprietà e alle grandi imprese?

«No, tutt’altro: in un periodo di crisi e di caduta del mercato immobiliare che impoverisce i cittadini sul loro principale bene rifugio, si orienterà l’investimento delle famiglie sulle proprie case e contemporaneamente si rimetterà in moto una parte di economia, quella legata alle costruzioni, alle ristrutturazioni, all’artigianato e ai professionisti che operano nel settore: in gran parte, piccole e medie imprese e non certo  grandi costruttori».

M.F.

Il lungo percorso verso l’ikeitudine

Dopo quello che mi era successo all’ikea e che ho raccontato qui ieri si è aggiunta un ulteriore puntata. Nel pomeriggio mi chiama un gentilissimo signore della logistica per conto ikea che mi informa che nel montaggio della cucina che ho comprato non è compreso l’allaccio ad acqua, luce e gas. Sarebbero altri 140 €.

Ma come altri 140€? e soprattutto non potevate dirmelo e farmelo pagare in negozio? E allora dico basta, interrompo il mio lungo percoro verso l’ikeitudine mi ribello e dico no. All’allaccio ci penso io. Avrò una cucina bellissima e probabilmente inutilizzabile. Ma non avrò ceduto.

P.s. Se ci sono idraulici che mi leggono e vogliono sostenere la mia battaglia sono ben graditi.

Il mago di Joz

Durante la campagna delle primarie il caporedattore di Republica Firenze imbastì una polemica a mio avviso strumentale ed esagerata sul fatto che uno dei candidati non avesse risposto a una richiesta di “una battuta” sul caso Englaro. (qui trovate la storia dal mio punto di vista). Due editoriali in due giorni con grandi richiami ai valori, alla laicità, alla necessità che anche un potenziale primo cittadino dovesse intervenire su un dibattito siffatto.

Poi tra ieri ed oggi il consiglio comunale di Firenze ha discusso sulla cittadinanza onoraria a Beppino Englaro. Lo ha fatto dopo una lunga presa di posizioni fuori e dentro il Pd. Con un candidato sindaco che, coerentemente coi suoi valori e con la sua storia, ha dichiarato che non avrebbe votato la delibera, con un sindaco in carica che interviente in aula (evento piuttosto raro), col partito di maggioranza relativa che vota in modo difforme (senza peraltro troppi drammi e lacerazioni) e con un Vescovo che interviente pesantemente (e a mio avviso in modo esagerato).

Ecco che in tutto questo bailame La Repubblica Firenze decide di aprire (unico fra gli innumerevoli quotidiani locali) sulla strigliata di Della Valle alla Fiorentina. Tema che da tifoso apprezzo anche di più ma che non mi pare proprio azzeccatissimo e soprattutto in linea con il giornale che dirige e con le aspettative dei suoi lettori.

ikea of sweden

Dovendo traslocare ho dovuto comprare cucina e camera da letto nuova. Pochi soldi, poco tempo; dunque si va all’ikea.

Intanto si parte dalla progettazione. Catalogo, sito internet e poi il magico programmino per progettare gli interni. Dunque prendi le misure della casa. Dove stanno le prese, dove sta l’acqua. Rilievi così accurati che nemmeno per spostare Abu Simbel.

Poi il gran giorno. Decidi di andarci in mezzo alla settimana evitando il fine settimana dove all’ikea ci sta più gente che al Franchi per Fiorentina Milan. Pensi di cavartela in mezza giornata e fissi tranquillamente i tuoi appuntamenti per il pomeriggio tanto che vuoi che ci voglia? Ho già previsto tutto, so già che voglio, ci metto poco.

Scarichi quindi il figlio dai nonni e ti presenti alla porta del magazzino all’orario di apertura: le 10. Ti porti al banco progettazione cucine e ti chiedi come mai seppure sia stato tu ad aiutare il commesso ad aprire il bandone stiano servendo il 202 e tu hai il numero 207.  In un angolo della tua mente si insinua il dubbio che qualcuno abbia pernottato qui. Forse su Karlstad divano. Ma è ancora presto e nulla ti turba ancora.

Il display da anche le indicazioni di quanto più o meno dovrai attendere. Il calcolo indica 22 minuti. Che diventano presto 24. Poi 26.

A 28 minuti previsti di attesa capisci che è il caso di portarti avanti col lavoro e vai verso la zona letti. Ti presenti alla giovane commessa, ordini il tuo letto, materasso, barra, doghe e due comodini e lei cordialmente ti stampa la tua lista distribuzione visto che i mobili vuoi farteli recapitare a casa.

Con la tua lista e il tuo letto in versione lista di distribuzione ritorni alla zona progettazione cucine. Servono sempre il 202 e il tempo di attesa previsto è diventato 37 minuti. Aumenta invece di diminuire.

Mentre ti interroghi sull’inversione delle leggi della fisica un commesso (scoprirò in seguito essere il capo di quella parte di mondo) mi guarda e mi fa: “ma voi avete già il preventivo approvato?”

Panico. Provi a balbettare qualcosa del tipo , “boh io ho fatto il mio progettino col vostro programma ho qui le stampe…” e lui arcigno: “ma non lo ha uploadato sul database dell’ikea?” e io un po’ ebete “no veramente non lo avrei uploadato…”.

Male, molto male non upoloadare. Ma io provo a giocarmi la mia contromossa. “Io però avrei il file in una chiavina usb qui con me….” e lui con lo sguardo dell’iniziato che scruta la feccia dell’umanità che vuole solo elevarsi all’ikeitudine mi fa ” NO! la chiavetta non è possibile per  motivi si sicurezza!”

E icche tu sei la Nasa? Lo guardo stupito domandandomi se tra le varie proproste ikea l’adozione di un semplice antivirus per verificare la mia chiavetta usb non sia proprio possibile. Ma il kapetto è irremovibile. Ha detto no e no sarà.

Mi consiglia quindi di riprogettare da capo la cucina da una delle postazioni lì accanto. Peccato che io non abbia portato le misure della cucina.

Penso di andarmene e tornare un altro giorno. Poi mi dico, in fondo è ancora presto. Chiamo mio padre che sta a rifredi (molto più vicino di me che abito a campo di marte) sento se è a casa e parto alla volta di casa sua dove dalla mia chiavetta uploado il file.

Ritorno all’ikea ,mi faccio approvare il preventivo, e poi passo all’ordine.

Stavolta commesso molto, molto gentile. che prende il preventivo appena fatto da lui e lo ridigita pezzo per pezzo sul programma dell’ordinazione e ti chiedi: ma trasferire il file è troppo complicato per gli informatici dell’ikea?

“guardi il piano che lei ha scelto non va bene perchè il taglio rischia di non poter essere fatto che fa cambia?” ” E che fo, cambio”

“guardi il piano di cottura che ha scelto non c’è e arriva forse a luglio. Che fa cambia?” ” E che fo,cambio”

“guardi che il lavello che ha scelto c’è, però non glielo posso spedire. Dovrebbe prenderlo lei oggi. Che fa lo prende? ” ” E che fo, lo prendo”. (tanto pesa solo 44 chili….)

“guardi che le gambe della cucina e la lista di 220 cm le deve prendere lei perchè non gliele posso spedire. Che fa le prende? ” ” Che fo le prendo. Tanto c’ho gia il lavello…”

“Allora”  e comincia a stampare una quantità di fogli che paiono il trattato di Oslo ” questa è la lista di distribuzione della roba che le arriverà a casa. Questo è quello che deve prendere all’area self service. Questo lo ritira al magazzino esterno che è fuori dal magazzino principale. Il tutto in triplice copia perchè una la tengo io, una la tenete voi una la date al banco trasporto e montaggio subito dopo l’uscita”.

E allora ringrazi. prendi il faldone e ti incammini verso la zona armadi. E intanto pensi. Ma perchè al banco trasporti e montaggi non glielo mandano loro via telematica l’ordine di montaggio? E perchè visto che sono così rispettosi dell’ambiente la lista distribuzione che tutte le volte che ordini qualcosa ti ristampano in triplice copia deforestanto mezzo canada, non la tengono in formato elettronico e te la stampano solo alla fine del magazzino?

Intanto è già ora di pranzo e pensi, il primo pomeriggio è andato…. sfissi gli appuntamenti fino alle cinque e ti dirigi verso l’area ristorante per mangiare qualcosa.
Naturalmente il ristorante è chiuso per risrtutturazione e ci sono solo panini. E coi panini una coda piuttosto ampia.

Ok niente panino. Tanto non è un problema se dimagrisco un po’.

Torno all’area armadi dove ho il solito problema dell’upload del file ma stavolta, riprogetto al volo il mio guardaroba e mi presento al bancone.

Al bancone servono il 37 e io ho il 38. Il problema è che il numero 37 lo ha una coppia, probabilmente pisana dall’accento, che inizia una discussione pressochè infinita se prendere o meno il portapantaloni nel proprio guardaroba.

Non serve essere fini psicologi per capire che dietro quel portapantaloni ci sono abissi di risentimento e di cose non dette. Di pomeriggi dalla suocera, di ferie a Gabicce mare mentre lui voleva andare a Principina, di dopopranzi di Natale passati a giocare a tombola. Solo che a te dopo 20 minuti non te ne frega niente e alla domanda “ma allora dove te li metti i pantaloni?” vorresti rispondere tu come Gozzini rispose a Della Valle: “Ne potrebbe fare un rotolo e ficcarselo su per….”

Alla fine il portapantaloni viene infilato nell’ordine e la piccola folla che ormai si è radunata lì intorno applaude e si da a scene di giubilo e abbracci.

Anche qui il commesso è molto molto gentile (anche se un po’ stremato dalla coppia di prima) e anche qui cominciano i problemi.

“guardi che le ante che ha scelto non gliele posso spedire. Deve prenderle lei. Che fa le prende?”

” E come cavolo le prendo sono ante da 236 cm. Ho una focus nemmeno station wagon!”

“può prendere un furgone a noleggio…”

” prenderò un furgone a noleggio”

” dopo le casse accanto al banco montaggio…”

” bene”

Stremato passo al piano di sotto. Non so neanche che ore sono. Comincio a pensare che anche gli appuntamenti dopo le cinque salteranno ma penso anche che sono vicino alla fine.

Passo al reparto self-service mobili e prendo gambe della cucina, aste porta-abiti, mentre i ripiani in vetro per la cucina non ci sono e questo significa che dovrò tornare ancora qui…

Penso di piangere ma visto che ci sono e che tanto devo prendere il furgone prendo anche il tavolo per la cucina e un mobiletto per i giocattoli di Giorgio. Con i due carrelli vado verso il banco finanziamenti.

Qui la cosa invece è velocissima. In meno di mezz’ora mi hanno finanziato tutto e passo in cassa.

Siccome sono socio ikea family ogni 100 euro di spesa ho diritto a 5 euro in buoni sconto. Chiedo se posso farli valere subito alla ragazza della cassa e mi dice no valgono dal prossimo acquisto. Dunque cosa faccio? Faccio due acquisti. Il primo la parte del finanziamento che mi da 44 buoni e il secondo i miei due carrelli di roba in cui spendo i 44 buoni.

Propongo alla ragazza di fare un’operazione finanziaria. lei calcola il valore dei buoni e li scala sul succesivo conto senza fisicamente stacarli uno a uno.

Naturalmente non può accettare e dunque li stacca uno a uno. Finisce il blocchetto, aspetta che una collega glielo porti e ricomincia staccare i restanti.

Poi io li prendo e glieli rendo immediatamente indietro e lei li timbra uno a uno.

Durata dell’operazione circa 35 minuti.

Dopo la cassa il banco montaggio. Chiedo di farmi montare solo la cucina. E la ragazza, anch’essa molto gentile, mi chiede se la ragazza del finanziamento mi ha fatto il preventivo. Io dico di no e lei si incupisce. Io dico che mi ha calcolato il prezzo e me lo ha fatto pagare quindi non credo serva il preventivo per qualcosa che ho già pagato. La cosa non la convince del tutto ma pare logica e quindi prende l’ordine che stampa sempre nelle solite tre copie e che io aggiungo alla mia documentazione che pare l’enciclopedia britannica ormai.

Mi sposto al banco accanto dove la ragazza del noleggio furgoni con molta, molta, molta, calma mi noleggia un furgone. Naturalmente grande visto che le assi sono di 236 cm e in un fiorino non ci stanno.

Prendo il furgone che intanto il sole sta ormai tramontando e vado verso il ritiro mobili, dove prendo l’ennesimo numerino, ritiro ante e lavandino, aggiungo altri fogli alla documentazione e parto, una volta caricato il furgone verso la nuova casa.

Dopo aver scaricato il furgone torno all’ikea, rendo il furgone alla ragazza dell’autonoleggio che sempre con molta, molta, molta calma mi fa pagare. Recupero la mia auto, mio figlio dai nonni e intorno alle 20 sono di finalmente a casa, dove mi accoglie la mia gatta che però per me non è più tale ma ormai mi appare come “Uppersalla – gatto. Disponibile in fantasia soriano….”

Figlia di una vestaglia blu

Vite Vendute – Teatro e Lavoro in Toscana
Compagnia del Pepe
FIGLIA DI UNA VESTAGLIA BLU
dall’omonimo romanzo di Simona Baldanzi
lettura scenica a cura di Andrea Bruno Savelli
con Elena D’Anna, Fulvio Cauteruccio, Michele Morrocchi, Andrea Bruno Savelli
e la partecipazione di Lucia Poli

Figlia di operai, marcata come i jeans Rifle che la sua mamma ha cucito in fabbrica cinque giorni a settimana per più di trent’anni indossando la sua vestaglia blu lunga e spessa, Simona decide di scrivere una tesi di laurea sulle tute arancioni, i minatori che forano le montagne del Mugello per far passare il treno ad alta velocità. Distribuisce questionari e poco alla volta intesse rapporti umani con queste persone, che lavorano duramente nelle gallerie e che mangiano, dormono e vivono nei campi base, lavoratori “strappati” dalle loro terre, in maggior parte provenienti dal Sud.
E’ una storia che si sdoppia tra la vita della madre, segnata dalla routine e dall’alienazione del lavoro nella catena di montaggio dello stabilimento della Rifle a Barberino di Mugello, e la vita nei campi base della TAV, fatta di cantieri difficilmente accessibili, di polvere da ingoiare, di volti combattivi e dolenti lontani dalla propria terra, dalla famiglia e dagli amici.
E’ attraverso questa storia sdoppiata che Simona Baldanzi sa rievocare con uno stile semplice e molto coinvolgente una delle numerose storie sul movimento operaio che, ieri come oggi, cerca di non farsi “mettere sotto”, dimostrando come il rispetto sia una sfida da vincere quotidianamente.

Simona Baldanzi, nata nel 1977, vive da sempre nel Mugello. È stata finalista del “Premio Campiello giovani” 1996 con il racconto “Finestrella Viola”. “Figlia di una vestaglia blu” (Fazi Editore, 2006) è il suo primo romanzo.

Martedì 17 febbraio 2009 ore 21.00

Teatro di Rifredi
via Vittorio Emanuele 303 Firenze
www.toscanateatro.it – biglietteria@toscanateatro.it

Biglietti:
intero € 14 + € 1(diritto di prevendita)
ridotto € 12 + € 1 (diritto di prevendita)

Info e prenotazioni: 055.42.20.361/2 biglietteria@toscanateatro.it
Prevendita: Teatro di Rifredi dal lunedì al sabato ore 16 – 19 http://www.toscanateatro.it

Il 15 febbraio io voto LAPO PISTELLI (e qui ringrazio i volontari)

 

Qui di seguito il testo della lettera per tutti i volontari (e sono tanti) che in questi mesi hanno collaborato alla campagna elettorale di Lapo Pistelli.

“Carissime, carissimi,

siamo arrivati alla fine della lunghissima campagna delle primarie. Abbiamo ancora qualche ora in cui moltiplicare i contatti e, per dirla col Mascetti, dare un rinforzino alla nostra campagna.

Domani sera, o al più tardi, la prossima domenica, sapremo chi sarà il candidato sindaco della nostra città. Abbiamo davvero fatto di tutto perche la città si accorgesse che il candidato giusto non possa essere che Lapo.

Non è questa l’occasione, nè l’indirizzario, per dirci i mille e più motivi per i quali lo pensiamo. In questa occasione mi preme solo dirvi grazie.

Grazie per l’impegno. Il tempo speso, le telefonate,le mail, i consigli. La pazienza e la dolcezza. La fermezza e l’ironia che hanno contraddistinto almeno la nostra campagna.

Siamo passati da momenti belli, divertenti ad altri difficili, tesi. A volte abbiamo pensato che questo giorno non ce l’avrebbero fatto arrivare. E invece siamo andati avanti, prova dopo prova. Attacco dopo attacco. Abbiamo proseguito quasi sempre col sorriso. Un sorriso non di chi prende alla leggera l’impresa ma di chi sa di giocare secondo le regole e sereno per il proprio impegno.

E poi abbiamo avuto tanti, la maggior parte, momenti di grande gioia e grande soddisfazione. Quando le sale delle manifestazione erano piene. Quando abbiamo riempito il sashall per una cena in tre giorni, quando qualcuno è tornato a casa alle sei dopo aver montato un video, quando si è aperto la propria casa, quando dopo aver sentito cantare Lapo al sashall hai pensato che non aveva nemmeno stonato, quando si è scritto ai compagni dell’asilo, quando si è convinto un’altra persona a partecipare e votare Lapo, quando hai trovato anche l’ultimo scrutatore, quando hai visto i manifesti stampati, quando ti sei detto che “punto e a capo” poteva davvero funzionare.

Certo avremo sicuramente commesso anche errori. Certo avremmo potuto fare meglio, io di sicuro. Ma non abbiamo mai lasciato una strada intentata un ipotesi inevasa.

Personalmente devo ringraziare ognuno di voi. E’ stata un’esperienza bellissima. A chi già c’era nel gruppo intorno a Lapo lo ringrazio per la disponibilità ad aprirsi ed accogliermi in corsa tanto che oggi mi par di esser sempre stato lì. A chi invece con me ha condiviso altre stagioni della politica fiorentina un grazie per la pazienza e la sopportazione. A chi si è unito in corsa, grazie per la freschezza e la gioia che ha portato.

A tutti domando scusa per i modi bruschi, per qualche sfuriata, per gli appuntamenti saltati, per quelli non presi. Per le chiamate non risposte o per quei “ti richiamo io” che ancora aspettano, per una battuta di troppo.

Non è certo questa la prima campagna che faccio ma vi assicuro che è stata quella più divertente e quella che mi ha dato di più. Di sicuro in termini di umanità edi crescita innanzitutto personale. Ma anche sul piano politico abbiamo dimostrato che il PD non solo è possibile ma già esiste nella quotidinanità del nostro lavoro.

Dunque fatemi finire una lettera troppo retorica con una formula anch’essa troppo retorica.

E’ stato davvero un immenso piacere e onore poter lavorare con ognuno di voi. Spero e sono certo che da domani continueremo a farlo per l’obiettivo che ci siamo dati.

Vi abbraccio
Michele Morrocchi”