Il fiume carsico dei Pink Floyd rispunta dopo 20 anni

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Prima di recensire l’ultimo disco dei Pink Floyd, The Endless River, occorrono un paio di premesse. La prima, banale forse, è che se pensate che i Pink Floyd dopo l’uscita di Roger Waters non siano più i Pink Floyd questo disco non fa per voi. La seconda è che se pensate che The Division Bell non sia un bel disco, questo disco non fa per voi lo stesso. Perché i 18 brani di questo disco stanno tra A Momentary Lapse of Reason e The Division Bell musicalmente parlando. Sono sonorità di transizione, nel più puro sound dei Pink Floyd gilmouriani, molto più di quelle che usciranno nell’album del 1994. E’ un bel disco strumentale in cui i suoni Pink Floyd sono chiari, evidenti, a tratti maestosi (soprattuto nelle partiture di Wright il tastierista scomparso nel 2008) con atmosfere che si ritroveranno poi nell’album solista On a Island di David Gilmour. C’è un’unica traccia cantata, Louder than Words scritta da Gilmour con la moglie (come quasi tutti i brani di Division Bell), che non è proprio un capolavoro a mio avviso ma che lascia il rimpianto del fatto che se alcuni dei brani dell’album fossero riusciti a diventare “canzoni”, avrebbero potuto essere brani da ricordare. In sintesi il disco suona per quello che è: una serie di tracce che non furono usate venti anni fa, probabilmente con qualche ragione. Detto tutto ciò rimane un disco musicalmente importante, persino emozionante, soprattutto nel piattume di tanta produzione musicale contemporanea.

Articolo apparso su CulturaCommestibile n.99 del 15 novembre 2014.

Cento di questi numeri

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Sabato prossimo esce, in edizione digitale, il numero 100 di Cultura Commestibile che, con i 67 numeri usciti insieme al Nuovo Corriere di Firenze in edizione cartacea, rappresenta diversi anni di nostro impegno a raccontare e riflettere cosa sia la cultura oggi, come questa possa essere alimento per lo spirito e per il portafogli.

100 numeri a cui tanti amici hanno collaborato insieme a grandi e grandissimi protagonisti della cultura locale e mondiale. Oltre quindi ad un numero speciale con tante riflessioni su cosa sia cultura oggi, ci piacerebbe festeggiare il numero 100 insieme agli amici e ai collaboratori sabato 22 novembre a partire dalle ore 17 presso Sensus in viale Gransci 42 A a Firenze.

Vi aspettiamo!

 

Tagli in salsa belga

20140112153933!Tintin-mainCastDopo essere arrivato in ottobre alla creazione di un governo (impresa più complessa che da noi, dunque ai limiti dell’impossibile) a guida liberale, il Belgio ha annunciato una serie di tagli alla cultura da far tremare i polsi. Il tagli prevedono una riduzione del 20% sulle spese di funzionamento delle grandi istituzioni culturali federali (teatri, musei, istituti di ricerca) entro la fine del 2014 e poi un 2% annuo di riduzione sino al 2019. Le spese per il personale invece una riduzione del 4% annuo nel medesimo periodo.

Tagli che, di fatto, potrebbero portare alla scomparsa della cultura “nazionale” in Belgio, lasciando alle sole regioni (Vallonia francofona e Fiandre fiamminghe) la produzione e la cura dei beni culturali. Regioni che, c’è da aggiungere, hanno comunque già tagliato i propri budget in questi anni.

Il ministro della ricerca afferma candidamente su Le soir, quotidiano francofono di Liegi, che i musei resteranno chiusi almeno un paio di giorni alla settimana; i sindacati, gli operatori culturali intanto sono in rivolta. Oltre alle cifre c’è poi il metodo: nessuna concertazione, nessun dialogo. Solo annunci di tagli draconiani. In più nessun ragionamento su cosa debba e possa essere la cultura in un Paese, piccolo e fragile, come il Belgio. Nessun ragionamento di lungo periodo, nessuna volontà di mostrare quale futuro si verrà a creare così.

Il Belgio è un paese diviso in due comunità regionali con lingue e culture diverse ma soprattutto due economie profondamente divise. Ricca e in ripresa la parte fiamminga, povera e in recessione quella francese. I tagli alla cultura federale aumenteranno il divario, separando ancora di più le due parti del paese e, di fatto, venendo meno al compito principale di uno Stato federale: quello di tenere insieme le entità federate.

Esiste dunque nel cuore dell’Europa un modello di sviluppo che, nonostante la retorica della cultura come volano dello sviluppo, agisce proprio sui tagli alla cultura per ottenere momentanei sollievi economici che comprometteranno le generazioni future, renderanno più fragile ed ostile la comunità e aumenteranno le differenze socioeconomiche dei cittadini.

Un modello che potrebbe essere facilmente esportabile in altre nazioni, magari infilando qualche apertura al mercato e l’immancabile riferimento al petrolio culturale.

Articolo apparso sul numero 97 di CulturaCommestibile.com del 1 novembre 2014.

la fuga di Napoleone dai coniglie e dalle parole

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Viviamo con le parole. Dette, urlate, scritte, battute su tastiere minuscole e infide di tablet e smartphone. In principio fu il verbo e molto probabilmente il silenzio sarà solo alla fine. La nostra comunicazione non verbale (anche noi italiani che per il resto del mondo siamo quelli che parlano con le mani) è sempre a supporto del detto, della parola. Per cui fa strano andare a vedere uno spettacolo di un mimo. Prima di entrare in sala, infatti, converso con un’amica su whatsapp.

Che vai a vedere?

                              “Una delle più grandi mimo del mondo

uno spettacolo di mimo? Bello ma non credo resisterei”.

Già. Passare del tempo in una sala, buia, in silenzio, senza nessuno che parli. Come resistere? Facilissimo, basta lasciarsi andare, farsi guidare dai bambini in sala. I primi a ridere, i primi a cogliere la naturalezza di uno spettacolo senza parole.

Spettacolo dai meccanismi perfetti “Napoleone in fuga inseguito dai conigli”, con una superba Nola Rae in scena. La regina dei mimi, probabilmente. Un caos di carabattole in scena. Un disordine studiato, voluto, meticoloso che si anima, popola la scena, rende viva la storia.

Un cuoco sbandato si rifugia in una tenda e cade preda di un cappello che lo trasforma, lo tramuta in un condottiero, generale, ne tira fuori la fama di potere, di sangue. Ma Nola Rae inframezza questa trasformazione coi giochi dei clown, immerge il pubblico in riti giocosi, lo convince a ripetere i suoi gesti, come i despoti convincono a seguire i capi al macello. Si ride ma con qualche brivido, con qualche pensiero, che spunta come i conigli lungo tutto lo spettacolo. Fino all’apice, la trasformazione di Napoleone in Hitler. Nola Rae studia Chaplin che studia Hitler. I movimenti le fatture sono tutte al quadrato. Le luci, il fumo, rendono la scena di una potenza mefistotelica. Rimani incantato.

Se poi il dittatore ritorna cuoco oppure è sconfitto, imprigionato e i conigli liberi lo svelerà il finale. Noi torniamo alla parola. Nora Rae mai, nemmeno sugli applausi. Il suo silenzio parla più di tutti noi.

Napoleone in fuga inseguito dai conigli. In scena sino a domenica 2 novembre al teatro di Rifredi www.teatrodirifredi.it

Artigianale da discount

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Grazie al sito speedynews.it torno alla mia vecchia passione di birrafondaio con una rubrica, a uscita casuale, di degustazioni birricole. Si inizia questa settimana con una Italian Pale Ale dal costo sorprendente ma da gusto non proprio eccitante.

Da quando le birre artigianali hanno cominciato ad uscire dal mondo un po’ carbonaro di qualche centinaio di appassionati e sono apparsi al palato dei degustatori retrogusti di bosco lappone (malattia per la quale abbiamo sempre preso in giro i più quotati e pagati degustatori di vino) il prezzo e la diffusione delle birre artigianali ha sempre contribuito a relegare tali birre nel novero delle “mode” o delle bevute chic. Così la birra, pur uscendo dal fantozziano stereotipo del bottiglione da 66cl di bionda ghiacciato, ha finito per affiancare l’altro stereotipo di “birra artigianale” come prodotto fighetto da abbinare, quasi sempre sbagliando, a cene elaborate.

continua a leggere su Speedynews.it

Festa d’estate per Clichy

Festa del 20 giugno - La Festa d'Estate di Edizioni ClichyTorna la festa nei locali dell’editore Clichy. Come sempre non mancheranno le sorprese. Quest’anno l’appuntamento è per venerdì 20 giugno a partrire dalle 17,30 presso la sede di via Pietrapiana 32 a Firenze. E per la partita? Nessun problema, Italia Costa Rica la potrete seguire anche da lì. Non mancate.

Cultura Commestibile torna gratuito

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Dopo tanti mesi e proprio grazie alle tante sottoscrizioni, oltre che al nostro editore NEM, che ci hanno permesso di sopravvivere abbiamo deciso di tornare a distribuire liberamente Cuco sulla rete. Lo abbiamo fatto, come spieghiamo qui sotto, soprattutto perchè in tempi come questi diffondere la cultura ci pare operazione necessaria. Speriamo quindi che ci leggiate, scarichiate, diffondiate ancor di più. E che vogliate condividere e commentare sempre più quello che noi e i nostri collaboratori scriviamo ogni settimana.

Nell’ottobre dello scorso anno, grazie ai vostri abbonamenti, Culturacommestibile.com ha potuto continuare a vivere, tanto che è stato possibile, dal numero di oggi, tornare in chiaro. Vi ringraziamo tutti di cuore. Abbiamo deciso di tornare all’accesso libero alla nostra rivista settimanale per allargare il pubblico, fare di Cultura Commestibile uno strumento di più ampia discussione sui temi della cultura perché ci pare che il tempo – non particolarmente favorevole a chi si occupa di questi temi – lo richieda. Il nostro vuole essere un contributo ad allargare, arare e seminare il campo della cultura. Una voce libera, non di parte (se non della cultura, appunto), né utile a qualcuno, che vive dell’attenzione e della partecipazione dei suoi lettori. Continuerete quindi a ricevere via mail la nostra rivista e vi chiediamo di promuoverla, di farla conoscere, di girarla alla vostra mailing list. Stiamo pensando ad un programma, dopo il successo del volume “Dalla parte di Marcel”, di nuove edizioni cartacee degli articoli pubblicati sulla nostra rivista on line e di contributi originali. Come stiamo programmando una serie di iniziative, collegate agli eventi di NEM (che edita e promuove la rivista), e di presentazione e discussione attorno a libri e temi che ci paiono interessanti, per poter continuare la nostra attività. Il primo di questi si svolgerà martedì 5 maggio alle ore 17 alla Biblioteca delle Oblate nel quale discuteremo del libro di Nicola Capone “Liberta ̀ di ricerca e organizzazione della cultura”. Contiamo ancora sul vostro sostegno e sulla simpatia che ci avete manifestato. Ci leggiamo ogni sabato e ci vediamo in giro.

L’editore e la Redazione

Il numero 74 si può leggere e scaricare gratuitamente a questo indirizzo http://issuu.com/culturacommestibile/docs/rivista74/1?e=6174642/7704955

ttobre dello scorso anno, grazie ai vostri abbonamenti, Culturacommestibile.com ha potuto continuare a vivere, tanto che è stato possibile, dal numero di oggi, tornare in chiaro. Vi ringraziamo tutti di cuore. Abbiamo deciso di tornare all’accesso libero alla nostra rivista settimanale per allargare il pubblico, fare di Cultura Commestibile uno strumento di più ampia discussione sui temi della cultura perché ci pare che il tempo – non particolarmente favorevole a chi si occupa di questi temi – lo richieda. Il nostro vuole essere un contributo ad allargare, arare e seminare il campo della cultura. Una voce libera, non di parte (se non della cultura, appunto), né utile a qualcuno, che vive dell’attenzione e della partecipazione dei suoi lettori. Continuerete quindi a ricevere via mail la nostra rivista e vi chiediamo di promuoverla, di farla conoscere, di girarla alla vostra mailing list. Stiamo pensando ad un programma, dopo il successo del volume “Dalla parte di Marcel”, di nuove edizioni cartacee degli articoli pubblicati sulla nostra rivista on line e di contributi originali. Come stiamo programmando una serie di iniziative, collegate agli eventi di NEM (che edita e promuove la rivista), e di presentazione e discussione attorno a libri e temi che ci paiono interessanti, per poter continuare la nostra attività. Il primo di questi si svolgerà martedì 5 maggio alle ore 17 alla Biblioteca delle Oblate nel quale discuteremo del libro di Nicola Capone “Liberta ̀ di ricerca e organizzazione della cultura”. Contiamo ancora sul vostro sostegno e sulla simpatia che ci avete manifestato. Ci leggiamo ogni sabato e ci vediamo in giro. – See more at: http://www.culturacommestibile.com/nem_site/articolo/Cultura+Commestibile+n+74/#roll_r
Nell’ottobre dello scorso anno, grazie ai vostri abbonamenti, Culturacommestibile.com ha potuto continuare a vivere, tanto che è stato possibile, dal numero di oggi, tornare in chiaro. Vi ringraziamo tutti di cuore. Abbiamo deciso di tornare all’accesso libero alla nostra rivista settimanale per allargare il pubblico, fare di Cultura Commestibile uno strumento di più ampia discussione sui temi della cultura perché ci pare che il tempo – non particolarmente favorevole a chi si occupa di questi temi – lo richieda. Il nostro vuole essere un contributo ad allargare, arare e seminare il campo della cultura. Una voce libera, non di parte (se non della cultura, appunto), né utile a qualcuno, che vive dell’attenzione e della partecipazione dei suoi lettori. Continuerete quindi a ricevere via mail la nostra rivista e vi chiediamo di promuoverla, di farla conoscere, di girarla alla vostra mailing list. Stiamo pensando ad un programma, dopo il successo del volume “Dalla parte di Marcel”, di nuove edizioni cartacee degli articoli pubblicati sulla nostra rivista on line e di contributi originali. Come stiamo programmando una serie di iniziative, collegate agli eventi di NEM (che edita e promuove la rivista), e di presentazione e discussione attorno a libri e temi che ci paiono interessanti, per poter continuare la nostra attività. Il primo di questi si svolgerà martedì 5 maggio alle ore 17 alla Biblioteca delle Oblate nel quale discuteremo del libro di Nicola Capone “Liberta ̀ di ricerca e organizzazione della cultura”. Contiamo ancora sul vostro sostegno e sulla simpatia che ci avete manifestato. Ci leggiamo ogni sabato e ci vediamo in giro. – See more at: http://www.culturacommestibile.com/nem_site/articolo/Cultura+Commestibile+n+74/#roll_rub

Libertà di ricerca e organizzazione della cultura.

Locandina Firenze.pagesIl primo passo da fare quando si parla di libertà di ricerca e di organizzazione della cultura è di inquadrare i termini della questione nel contesto storico-culturale che le è proprio. È la condizione preliminare per avere l’alfabeto necessario a interpretare le forme e i linguaggi attraverso cui i poteri costituiti hanno esercitato ed esercitano la loro forza di coercizione sulle istituzioni culturali. In questo saggio Nicola Capone soddisfa tali condizioni. L’autore dimostra che “come la fine delle Università medioevali fu segnata dal prevalere del dogmatismo”, allo stesso modo la fine dell’Università moderna è stata segnata dalla perdita dell’indipendenza della ricerca unitamente alla crescente specializzazione in nome dei “valori” del mercato. Come ha reagito il mondo della cultura e della scienza dinanzi a questa perdita di autonomia? Tranne rare eccezioni, coraggiosi tentativi solitari, la “cultura ufficiale” ha accettato tutto ciò come una sorta di destino ineluttabile.

Il prossimo 5 maggio alla caffetteria delle Oblate alle ore 17,00 verrà presentato il volume di Nicola CaponeLibertà di ricerca e organizazzione della cultura“, insieme all’autore ne parleranno Tomaso Montanari, storico dell’arte, Michele Morrocchi, Cultura Commestibile, Roberto Passini, il Ponte, Paolo Solimeno, Giuristi Democratici.

Una città forse provinciale ma fantastica (forza viola).

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Quando la città, per un qualche motivo, è bloccata chi lavora in mezzo al traffico subisce conseguenze piuttosto pesanti. Un’azienda che si occupa anche di consegne urbane, come quella per cui lavoro io, vi potete immaginare come viva quei giorni. Anche per i ragazzi del contact center son momenti difficili. La persona che si aspetta una consegna, un pacco, una busta, non ha, spesso, alcun riguardo per il cataclisma (sia esso uno sciopero, una manifestazione, una nevicata o Godzilla che abbranca il campanile di Giotto) che avviene là fuori. Vuole la sua consegna nel minor tempo possibile e senza problemi.

Molti dopo poche parole, semplici spiegazioni, si calmano, comprendono e pazientano per l’arrivo (perchè arriviamo tranquilli) della loro spedizione. Altri no, protestano, sfogano rabbie represse, inveiscono, e forti della distanza telefonica se la prendono con incolpevoli centralinisti. Fa parte dei “rischi del mestiere” e dopo un po’ ci si fa il callo.

Quindi questa mattina, quando abbiamo iniziato il servizio ho detto ai ragazzi di fare attenzione e spiegare bene che oggi, a partire dalle 17, il servizio urbano avrebbe avuto certamente dei problemi per la partita delle partite. Oggi infatti si gioca Fiorentina Juventus alle 19, allo stadio Franchi; per cui vuoi per il traffico dei tantissimi che andranno al stadio, vuoi perchè la quasi totalità della città farà in modo di trovarsi per quell’ora o in tribuna o davanti ad televisore, oggi le consegne dopo le 17 saranno molto difficoltose. Usando un eufemismo.

Ci siamo preparati quindi ad un coro di geremiadi, e invece alla parola “partita” tutti si son calmati, molti hanno risposto “ah già, forza viola”, nessuno ha profferito un lamento.

Una città, non tifosi compresi, in attesa di un evento, che li fa diventare persino, per qualche momento, migliori.

#forzaviola

Arte in fabbrica

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SABATO 15 MARZO 2014- ORE 19.30
VIA REGINALDO GIULIANI, 360- IL SODO- FIRENZE
INGRESSO LIBERO
Nello stabilimento Seves, suggestivamente illuminato con giochi di luci e suoni l’installazione dello Street Artist SOLO sarà accompagnata da un concerto della
Scuola di Musica di Fiesole
Seguirà un aperitivo nei locali della mensa aziendale
 
Seves…cos’è?
Seves è una fabbrica storica di Firenze, nasce da un’idea del principe Piero Ginori Conti, che nel 1928, fonda l'”istituto sperimentale per lo studio e l’applicazione dei prodotti del boro e del silicio”. Da allora molte cose sono cambiate, sino ad arrivare alla situazione attuale: un’azienda multinazionale che nello stabilimento fiorentino è in grado di produrre mattoni in vetro unici al mondo, per l’architettura e l’arredamento. Scelta da architetti di fama internazionale come Renzo Piano, Rafael Moneo, Santiago Calatrava e altri, è portatrice nel mondo del “made in italy”; lo stesso Renzo Piano lo ha riconosciuto, scrivendo ai lavoratori dello stabilimento di Firenze una accorata lettera di solidarietà per l’alta qualità della loro manifattura.
Ciononostante, la proprietà ha deciso di spegnere il forno fusorio e di chiudere la fabbrica.
Con l’arrivo delle lettere di licenziamento i lavoratori hanno deciso di “occuparla”, scegliendo però una modalità inedita: non chiudersi dentro ma “aprire” i suoi cancelli alla città.
La fabbrica diventa pertanto uno spazio di incontro per l’intera cittadinanza fiorentina che vi si riconosce e riconosce nel lavoro il fondamento della propria comunità.