A kind of blue

Kind of blue è probabilmente il disco più bello di Miles Davis. Primo perchè nel disco oltre a Davis suonano John Coltrane e Bill Evans. Secondo perchè è un disco potentemente struggente, malinconico fin dal titolo, limpido.

Ascoltarlo nel relativo fresco della notte fiorentina mentre si guida per tornare a casa dopo una giornata a dir poco stressante è una di quelle cose che riconciliano. Non posso certo dire che aiuti a scacciare i pensieri dalla testa; anzi. Tuttavia aiuta a definirne i confini, traccia il loro ordine di priorità e ne allontana l’ansia della loro incombenza. Rende anche la consapevolezza dell’incapacità di trovare soluzione a tutti i problemi cosa logica e ripone la fallacità e l’insuccesso nell’ordine naturale delle cose.

Banda di Fratelli

Ieri sera durante una riunione ho citato questo pezzo dell’Enrico V di Shakespeare.  Naturalmente più che citarlo l’ho parafrasato. Mi è sempre piaciuta l’espressione banda di fratelli, anche se so che trasuda misoginia ed è tutto fuorchè politically correct. Da’ il senso dell’appartenenza, della comunanza nell’ora suprema, l’idea di un legame che solo chi rischia persino la vita insieme ad un altro può capire. Nel citarlo mi è venuta una voglia matta di rileggere questo pezzo, e di farvelo rileggere.

Le parole sono dette da Enrico V prima della battaglia di Azincourt

“Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada.
Dategli dei soldi perché accelleri la sua partenza,
dato che non intendiamo morire in compagnia di quell’uomo.
Non vogliamo morire con nessuno
ch’abbia paura di morir con noi.
Da noi in Inghilterra questo giorno è la festa di Santo Crispiniano;
chi a questo giorno sopravviverà ed avrà la fortuna d’invecchiare,
ogni anno, alla vigilia della festa,
radunerà i vicini intorno a sé:
“Domani è San Crispino e Crispiniano”, dirà
e rimboccandosi le maniche ed esibendo le sue cicatrici,
“Queste son le ferite che ho toccate nel dì di San Crispino”.
I vecchi sono facili all’oblio, ma lui avrà obliato tutto il resto,
non però la memoria di quel giorno,
anzi infiorando un poco quel ricordo per quel che ha fatto lui personalmente.
E allora i nostri nomi, alle sue labbra già stati famigliari
– Enrico Re, e Bedford, Warwick, Talbot, Gloucester, Exeter, e Salisbury –
gli ritorneranno vivi alla mente tra i boccali colmi,
e il brav’uomo tramanderà a suo figlio questa nostra vicenda;
ed i Santi Crispino e Crispiniano,
da questo giorno alla fine del mondo non passeranno più la loro festa
senza che insieme a loro non s’abbia a ricordarsi anche di noi;
di questi noi felicemente pochi,
di questa nostra banda di fratelli:
perché chi oggi verserà il suo sangue sarà per me per sempre mio fratello
e, per quanto sia umile di nascita, questo giorno lo nobiliterà;
e quei nobili che in Inghilterra ora dormon ancor nei loro letti,
si dovran reputare sfortunati per non essere stati qui quest’oggi,
e si dovran sentire sminuiti perfino nella essenza d’uomini
quando si troveranno ad ascoltare alcuno ch’abbia con noi combattuto
il dì di San Crispino”.

Poderoso, impegnativo ma leggibile

Mi arriva una mail da una casa editrice fiorentina che dovrebbe invogliarmi a comprare e leggere un romanzo di un autore da loro pubblicato. La mail annuncia trionfante che il libro è riuscito a entrare tra i finalisti del premio Roma. Premesso che l’esistenza dello stesso premio mi era ignota, ignoto era anche (per la mia ignoranza) Sergio Campailla presidente della giuria del prestigioso premio. Ora però, grazie a questa mail apprendo che il presidente ha definito il romanzo oggetto dell’annuncio pubblicitario: “Poderoso, impegnativo ma leggibile”.

Ora mi dico, ma era proprio necessario quel “ma leggibile”? Capisco che probabilmente il premio Roma non ha ancora adeguato la propria retorica al nuovo corso dell’urbe capitolina e nel riecheggiare il “ma anche” del precedente sindaco si trovi l’eco di quel modello roma tristemente annegato grazie ad Alemanno ma soprattutto a Rutelli. Ma a me quel “ma leggibile” fa venir voglia di farci di tutto con quel romanzo tranne che leggerlo o comprarlo. Un libro poderoso e impegnativo dev’essere per forza scritto in modo pesante? Incapace di trovare nella leggerezza dello stile l’eventuale contrappunto della pesantezza dei contenuti o della storia narrata?

Ma soprattutto l’addetto stampa della casa editrice doveva proprio usare questa recensione per aprire il suo comunicato stampa e, non pago di ciò, farne anche il titolo?

Tanti auguri a me.

Non so perchè ma il mio compleanno, come il Natale del resto, mi rende triste. Forse perchè è un periodo di bilanci e alla fine nei miei bilanci l’analisi della colonna “perdite” è sempre più approfondita di quella “attivi”. Però siamo arrivati a 33. Gesù di Nazareth l’ho raggiunto. Ora si punta a John Lennon.

Si sa che i viaggi continuano o si interrompono, spesso anche contro la propria volontà.

Non facciamo più finta che questo sia un paese normale?

Leggo l’edizione online di Le Monde che oggi dedica ampio spazio alla visita di Sarkozy a Roma e all’incontro col Cavaliere. C’è un bell’articolo di Jean-Jacques Bozonnet et Arnaud Leparmentier che fa un parallelo tra i due leader della nuova destra europea.

A parte il contenuto dello stesso, mi ha colpito molto la descrizione che i due giornalisti fanno del “principale esponente dello schieramento che ci ha fatto il mazzo“. Definiscono la lega un partito xenofobo, mostrano le interferenze sui media, ricordano i processi in corso e quelli risolti dalla legislazione ad hoc….

Non è però un articolo contro Berlusconi. E’ un analisi in parallelo tra i due leader, il giudizio (che immaginiamo non positivo) è però sotteso, lasciato al lettore. Si fa un analisi, si mettono in campo dei dati e naturalmente si fa intravedere un opinione.

E allora ho pensato al clima che invece il PD sta impostando nei confronti di Berlusconi e del centrodestra, alle parole del Papa che si dice felice di questo nuovo clima, agli editoriali che plaudono al clima e al plauso del papa.

Sarà che a Parigi la tv italiana non la vedono, nemmeno leggono i nostri giornali evidentemente; però, senza fare i Travaglio che gongolano al tintinnare di manette, potremmo ricominciare a dire, serenamente e pacatamente come fa Le Monde, queste poche cose certe?

E quando qualche esponente dello schieramento a noi avverso ci dirà che il conflitto d’interesse lo hanno risolto gli elettori lo possiamo mandare a quel paese?

Forse dirsi la verità, non tacere delle mancanze nostre e degli altri è il modo vero per creare quel senso dello stato che fa sì che in Parlamento non ci si prenda a mortadelle in faccia, non si offenda l’avversario, si votino le cose di buon senso o d’interesse nazionale insieme.

C’è una bella differenza tra costruire (insieme) un paese normale o far finta che questo paese sia diventato normale.

Se ne sentiva davvero il bisogno?

Si sentiva davvero il bisogno di un altro blog? Probabilmente no. Però è anche vero che per un periodo ho intasato le mail di molti con quelli che a tutti gli effetti erano dei post. Dunque vista la mia inesauribile megalomania, pensando anche di avere qualcosa di interessante da dire, ho deciso di aprire anch’io il mio blog. A me di tenerlo aggiornato e interessante, spero che voi vorrete commentare e rendere questo posto un luogo piacevole.

Le solite sciocchezze sulla palestra di idee, luoghi di discussione, partecipazione, le evito perchè non è questo nè il luogo, nè lo spirito col quale ho aperto questo spazio. Qui il sottoscritto rovescerà le sue (poche) idee, le sue (modeste) riflessioni ma soprattutto le ulteriori varietà della sua curiosità.

Buon Viaggio. Lo dico più a me cha a voi