Dal Nuovo Corriere di Firenze del 14 aprile 2011.
Ben strano partito il PD. Passa da un segretario che imposta un’intera campagna elettorale sul fatto di non citare mai il nome del principale esponente dello schieramento avversario a un altro che chiede alla presidente di Confindustria, dopo che questa si è lamentata del fatto che la politica e il governo hanno lasciato sole le imprese e il Paese, di fare un passo avanti chiedendo non di appoggiare il centrosinistra e il PD ma di liberarsi di Berlusconi.
Chiariamo non mi ha colpito la proposta di per sé, peraltro immediatamente rigettata da Marcegaglia con due argomentazioni piuttosto convincenti: Confindustria si è spinta già oltre con la prima dichiarazione supplendo a un compito di altri (tra i quali l’opposizione stessa) e la dichiarazione era rivolta sì principalmente al governo ma più in generale alla politica tutta e anche al PD.
Se dunque la dichiarazione di Bersani interessa poco sul piano dei contenuti rischia di essere rivelatrice del punto minimo (e forse massimo) delle aspettative del PD in questo momento: va bene qualunque governo, anche senza il PD, purché a guidarlo non sia Berlusconi. Il che sarebbe piuttosto bizzarro per un segretario di un partito politico che dovrebbe volere la vittoria del proprio partito come bene primario e la sconfitta dell’avversario come conseguenza della sua vittoria e non come fine a sé stesso.
Insomma pare dire Bersani: non m’importa che vinca la Fiorentina basta che perda la Juventus. Un modo piuttosto minimo, mi sia concesso, di declinare quell’”oltre” che campeggia sui manifesti del PD, soprattutto se raffrontato al tanto lavoro di elaborazione che il partito di Bersani ha fatto e sta facendo sui punti e su un possibile programma di governo.
E dispiace vedere uno come Bersani che è l’immagine stessa della concretezza di governo del PD perdersi da quando è segretario in alchimie elettorali e antiberlusconismo a prescindere: una “roba”, come direbbe lui, che non sta in piedi.